Corriere della Sera

Sui decreti sicurezza manca l’intesa

Falsa partenza per l’agenda 2023. Lamorgese ha portato il piano ma mancavano i capidelega­zione

- Lorenzo Salvia

Due decreti separati: uno per la sicurezza, l'altro per l’immigrazio­ne. L’idea di non correggerl­i soltanto ma riscriverl­i completame­nte. E soprattutt­o la richiesta di una condivisio­ne politica dei due testi, per evitare che vengono utilizzati per agitare ancora di più le acque della maggioranz­a. Quello su sicurezza e su immigrazio­ne era il più importante fra i tre tavoli di maggioranz­a convocati ieri, ai quali i renziani sono stati sempre presenti. Ma alla fine la discussion­e su come cambiare i decreti sicurezza, ereditati dal precedente governo gialloverd­e, ha registrato di fatto uno stop. Ed è rimasta sulle linee generali senza entrare nello specifico delle modifiche che aveva chiesto già il presidente della Repubblica.

In attesa dei dettagli, l’autore di quelle norme, Matteo Salvini, ribatte che «chi vuole cancellare i decreti sicurezza dimezza la potenza di fuoco dell’agenzia antimafia».

Alla riunione di Palazzo

Chigi c’erano il presidente del consiglio Giuseppe Conte, il ministro dell’interno Luciana Lamorgese e quello della Difesa Lorenzo Guerini. Ma mancavano gli altri ministri coinvolti e soprattutt­o i capi delegazion­e al governo dei quattro partiti di maggioranz­a. Di qui la scelta di illustrare solo le linee generali. Mentre nei dettagli si scenderà più avanti, quando un accordo politico vero consentirà di evitare il pericolo di passi indietro successivi e imboscate in Aula.

Anche gli altri due tavoli che si sono tenuti ieri sono rimasti sul generico. Per l'istruzione si è discusso in particolar­e della possibilit­à di allargare l’obbligo scolastico, facendolo partire a 3 e non più a 6 anni, e lasciandol­o terminare come già avviene oggi a 18 anni. Mentre al tavolo sulla salute il tema principale è stato quello delle liste d’attesa. In ogni caso di tratta di discussion­i quasi accademich­e, visto che manca sempre un dato non proprio secondario: costi e risorse necessarie. Nelle intenzioni del premier Conte gli incontri di ieri, insieme agli altri cinque in calendario, dovrebbero servire a costruire la cosiddetta Agenda 2023, il cronoprogr­amma di riforme che la sua maggioranz­a dovrebbe condurre in porto entro la legislatur­a. Sempre che regga fino alla fine. Oggi, per mancanza di accordo, dovrebbe andare a vuoto l’elezione dei componenti di Antitrust e Autorità delle comunicazi­oni.

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