L’ultima carta di Conte Cercare un incontro per scongiurare lo strappo definitivo
ROMA I ministri che entrano ed escono da Palazzo Chigi descrivono un Giuseppe Conte «sereno e tranquillo», determinato a rilanciare il governo attraverso i tavoli tematici. Ma dietro l’apparente quiete, la tempesta politica infuria. Nulla è cambiato dai giorni dello scontro plateale con Renzi, se non la voglia di sopirlo e di non replicare alle provocazioni. Zingaretti ha chiesto ai suoi ministri e parlamentari di gettare acqua sulle polveri e la stessa intende seguire il premier. Ma il fantasma della crisi svolazza su Palazzo Chigi, i cui inquilini si sono convinti che Renzi non deporrà le armi e presto uscirà dalla maggioranza, per passare all’appoggio esterno.
Conte ha apprezzato la presenza ai tavoli degli esponenti di Italia viva e si aspetta che i renziani votino la fiducia sulle intercettazioni al Senato. Ma il premier non si illude che la «crisetta», come l’ha chiamata Rosato, segretario di Iv, possa rientrare a breve. Il gioco del cerino rischia di appiccare l’incendio. Sulle prime la enews dell’ex capo del governo è stata accolta con sollievo. «Renzi manda segnali di resa», ha commentato Conte con i collaboratori. Ma poi il clima a Chigi è bruscamente mutato: «Il nuovo atteggiamento di Renzi va preso con le pinze. Cosa chiederà in cambio, per deporre le armi?». A Palazzo Chigi si sono convinti che Renzi abbia alzato la tensione perché «vuole sedersi a tutti i tavoli dove si prendono le decisioni, nomine comprese». Essere stato escluso dalle trattative e aver saputo che i 5 Stelle non vogliono lasciare ai renziani neppure uno strapuntino al vertice delle aziende partecipate, gli avrebbe «fatto saltare i nervi».
Adesso per ricucire ci vorrebbe un chiarimento. Conte assicura di non avere problemi a invitare Renzi a un confronto — faccia a faccia o per interposta delegazione — ma non può farlo, finché non avrà in tasca la certezza che l’ex segretario del Pd sia pronto a sedersi al tavolo. «Io li ho invitati a chiarirsi al proprio interno, anche prendendosi qualche giorno — ripete Conte nelle conversazioni private — Tocca a loro valutare se vogliono proseguire, in modo leale e collaborativo, a realizzare il programma di governo». I pontieri hanno ripreso a parlarsi e da quel che trapela il prezzo della pace è alto. «Deve dire che non lavora al Conte ter, che non vuole buttarci fuori e che non cerca i “responsabili”», è la richiesta di Renzi. Tutte garanzie che il presidente pensa di aver già offerto. Ma il leader di Iv non si fida e ai suoi ha confidato di avere «le prove» che il premier sia andato a caccia di voti al Senato per sostituirlo.
«Il gruppo dei nuovi responsabili è pronto — assicurano le truppe governative — Verrà allo scoperto quando ci sarà un fatto nuovo». L’azzurro Gasparri parla di «sei o sette» senatori renziani pronti a sostenere Conte, ma Rosato smentisce fughe: «Le nostre chat sono piene di risate». In effetti delusi e pentiti si guardano bene dal fare outing, almeno per ora. «Hanno paura», commentano nel Pd, dove temono che Renzi stia preparando lo strappo finale.