Armi alla Libia, l’europa torna in mare «Italia ascoltata»
Il Consiglio dei ministri degli Esteri dell’ue ha raggiunto un accordo politico sul lancio di una nuova operazione per far rispettare l’embargo delle Nazioni Unite sulla fornitura di armi alla Libia, che chiude definitivamente la precedente missione Sophia. Lo ha annunciato al termine della riunione a Bruxelles il responsabile Esteri dell’ue, lo spagnolo Joseph Borrell, che all’inizio dei lavori aveva ritenuto molto difficile superare le riserve espresse da vari Paesi. In particolare Austria, Italia e Ungheria volevano garanzie che la nuova operazione non finisse di fatto per favorire i flussi di migranti nel Mediterraneo centrale, generando il cosiddetto «pull factor». Borrell ha comunque ricordato che per «la legge del mare, se le navi incontrano persone a rischio di annegare, naturalmente le devono salvare» perché altrimenti «sarebbe contro tutte le leggi internazionali». Resta anche l’obiettivo di contrastare «il traffico di esseri umani». Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha considerato positivamente l’accordo raggiunto con i colleghi all’unanimità perché «significa che finalmente si ascolta l’italia». Non è stato deciso come ripartire tra i Paesi membri i migranti eventualmente salvati, rinviando a una prossima riunione.
«L’embargo delle armi in Libia viene violato sistematicamente, il che rende difficile la tregua e il cessate il fuoco — ha detto Borrell —. Questa operazione avrà l’obiettivo di far rispettare l’embargo e si utilizzeranno mezzi marittimi, satellitari e aerei. Le navi saranno la base del controllo radar». Il raggio d’azione, a differenza di Sophia (che copriva tutta la costa libica), si concentrerà sulla parte Est. E «se ci sarà un pull factor (fattore di attrazione, ndr), si ritireranno le navi dalle zone interessate».