«Troppe bugie sulla nostra Aurora Vogliamo sapere perché è morta»
Viterbo, i genitori della 16enne: al pronto soccorso l’hanno tenuta solo 20 minuti
Adolescente Aurora Grazini, morta a 16 anni nella sua casa a Montefiascone, in provincia di Viterbo dale di Viterbo, perché aveva una crisi di pianto, non l’avremmo mai fatto. Dicono che non c’era alcun problema fisico: come potevano saperlo? Non le hanno fatto neanche un emocromo. Aurora respirava male, aveva un dolore al cuore ma parlava e camminava normalmente. In ambulanza me la sono stretta al petto e le ho detto: “Guarda che bel sole, tra un po’ è di nuovo estate. Dai, che andiamo al mare e torni abbronzata e bellissima come l’anno scorso”. Provavo a calmarla».
Che cosa è successo pronto soccorso? al
«Siamo rimasti 20 minuti.
Mi hanno chiesto se fosse successo qualcosa nei giorni precedenti. Aveva avuto tosse, febbre, un’infiammazione della pelle. Volevamo farla stare a riposo, è stata a casa 16 giorni per poi tornare a scuola lunedì. Ha preso un brutto voto in diritto, lo ha raccontato lei a un operatore del 118. Ho pensato fosse un po’ in ansia, l’ho detto al dottore e le hanno dato 15 gocce di En, una benzodiazepina». Interviene Rachele, la sorella: «Tu però dici che ne hai contate 20. Aurora pesava solo 45 chili».
E poi?
«Siamo tornati a casa — dice il padre —, sono andato a prenderle. La vedevo così debole. Cercavo di sorreggerla, avevo paura che cadesse: mi diceva “papà non mi strattonare”. Poi non è più riuscita a parlare. Ha respirato male tutta la notte e noi lì con lei, prima io poi la madre, a sistemarle i cuscini, a vegliarla. Non sapevamo che fare, non abbiamo capito. Aurora non si lamentava, non diceva più nulla. Pensavamo che passasse, non che morisse. Aspettava la domenica di Carnevale per mascherarsi, era solo il giorno prima. Come si muore così? Se porti un cane dal veterinario lo tengono ore in osservazione: Aurora al pronto soccorso ci è stata 20 minuti. Eravamo nati l’11 giugno, io 40 anni prima di lei. Festeggiavamo insieme. Ora che posso festeggiare?».
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In ambulanza me la sono stretta al petto e le ho detto: tesoro, guarda che bel sole, tra un po’ torna l’estate Andremo al mare e sarai bellissima
Quando vi siete accorti che Aurora non c’era più?
«La mattina — dice la madre —. Le volevo preparare un tè forte, sperando le facesse bene. Tempo di far bollire l’acqua e tornare da lei. Il suo ultimo respiro è stato lì».
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A casa ha respirato male tutta la notte, siamo stati sempre con lei. Non abbiamo capito, lei non si lamentava, non pensavamo che potesse morire
E che cosa avete fatto?
«Abbiamo chiamato i soccorsi, i carabinieri — continua il padre —. Una corsa per far arrivare l’ambulanza e atterrare l’elicottero, un’ora e mezza a cercare di rianimarla. Secondo una dottoressa può aver avuto un’emorragia gastrica. Lo sapremo dall’autopsia».
Com’era Aurora?
«Un vulcano. Non si fermava mai. Andava a scuola, tornava, pranzava e voleva subito uscire di nuovo. Era forte: se un ragazzo si comportava male lo allontanava. Figuriamoci se poteva abbattersi per una storiella. Amava la sua minicar, ma anche camminare: andava in centro a piedi, sono più di due chilometri. Sempre truccata, ci teneva moltissimo, come tutte le ragazze della sua età. Come possiamo farcene una ragione?».