Unicost alla prova del dopo Palamara: «No al carrierismo»
Il congresso della corrente di centro della magistratura. Il nuovo segretario è Francesco Cananzi
Scossa dal caso Palamara, Unità per la Costituzione, corrente di centro della magistratura, vuole lasciarsi alle spalle le vicende dell’ex leader dopo il congresso che giorni fa ha eletto nuovo presidente, Mariano Sciacca, e nuovo segretario, Francesco Cananzi.
Dottor Cananzi, stato duro, vero? il colpo è
«Certo, ma Unicost è un gruppo vivo, vitale, con molte risorse, come i tanti giovani che hanno partecipato al congresso al quale seguirà un serio percorso di rifondazione molto profondo. Quello che è accaduto, però, non riguarda solo il nostro gruppo. Il problema di carattere generale, è
d Né burocrati né magistrati missionari che pensano di rivoltare il Paese come un calzino
la questione etica».
Come state affrontando dopo Palamara? il
«Con rigore. Da lì siamo ripartiti perché c’è un tessuto sano nella corrente che vuole tornare a fare attività associativa in maniera democratica».
Nel documento finale dite che i vostri rappresentanti nel Csm rinunceranno alle carriera post mandato. È stato un problema in passato?
«Lo dimostrano le vicende trascorse. I consiglieri togati attualmente in carica hanno già assunto questo impegno su base volontaria sottoscrivendo una dichiarazione a pochi giorni dai fatti. È necessario, però, un divieto formale».
Unicost ha subito di recente una scissione con la nascita del Movimento per la Costituzione, i cui aderenti vi accusano di aver perso lo spirito moderato e di essere collaterali ai progressisti.
«È una critica che rimandiamo al mittente. La polarizzazione tra moderati e progressisti non ci convince, è uno schema di contrapposizione che appartiene alle dinamiche della politica. Noi vogliamo una magistratura che non venga percepita amica di un polo o di un altro. È sempre dolorosa una scissione, ma se serve a fare chiarezza e ad evitare trasformismi, ben venga».
Non c’è il rischio di essere classificati comunque?
«Il tema non è non avere una valenza politica nell’ agire associativo. È giusto e necessario. Siamo, però, per un magistrato che non vuole agire secondo logiche di vicinanza politica».
Criticate carrierismo e deriva produttivistica. Cioè?
«Le riforme dell’ ordinamento giudiziario hanno aggravato questi fenomeni. È necessario reintrodurre nelle nomine dei capi degli uffici fattori di certezza, come per esempio l’esperienza nell’attività giudiziaria che deve tornare a costituire un criterio significativo di valutazione. Il carrierismo è un problema preoccupante perché, con la gerarchizzazione spinta degli uffici, si crea la necessità di dare risposte solamente quantitative facendo diminuire la qualità della giustizia. Bisogna che il magistrato non si trasformi in un burocrate».
Qual è la vostra sfida?
«Riconquistare la fiducia. Né burocrati né magistrati missionari che pensano di rivoltare il Paese come un calzino. Il magistrato deve essere competente, equilibrato e coraggioso, come ha detto spesso il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella».