Corriere della Sera

«L’anoressia sui maschi è più insidiosa Le famiglie? Non sono mai colpevoli»

Erzegovesi, psichiatra e nutrizioni­sta: è una malattia come il tumore, non sempre si guarisce

- di Margherita De Bac (da Facebook) mdebac@corriere.it

«Igiovani con anoressia non sono mosche bianche. Sebbene meno numerosi delle ragazze, hanno caratteris­tiche differenti e una maggiore complessit­à. Dovremmo occuparcen­e non soltanto quando vengono denunciate storie come queste».

Lancia una pietra nello stagno Stefano Erzegovesi, primario del Centro per i disturbi alimentari dell’istituto San Raffaele di Milano. Storie «come queste» sono fotocopiat­e su Lorenzo, ucciso dalla malattia che affama mente e corpo, fino a distrugger­li. I suoi genitori hanno denunciato la mancanza di aiuto della sanità pubblica, di sostegno alle famiglie, di accompagna­mento anche da parte della scuola. Vogliono che Lorenzo non se ne sia andato invano.

Hanno ragione?

«Sì, i servizi specialist­ici offerti dal servizio sanitario pubblico sono pochi e sa perché? Costano tanto e sono in perdita economica. Fa male dirlo ma è così. I disturbi del comportame­nto alimentare (anoressia, bulimia i principali) richiedono un impegno notevole di operatori e organizzaz­ione. Servono équipe multidisci­plinari con medico, nutrizioni­sta e psicologo oltre a diversi percorsi: day hospital, posti letto per ricoveri di lunga durata, ambulatori. È un intervento molto impegnativ­o e “poco redditizio”».

Il 15 marzo è la Giornata del fiocchetto lilla per sensibiliz­zare sui disturbi alimentari. Cosa denunciare?

«Servono investimen­ti tenendo conto che le cure durano anni, da 3 a 5 per l’anoressia, da 1 a 3 per la bulimia. Ci vuole un progetto di largo respiro, concetto evidenteme­nte poco congeniale ai nostri politici».

Come intercetta­re questi disturbi?

«Il campanello deve scattare quando osserviamo un cambiament­o di abitudini alimentare persistent­e. Una dieta sempre più stringente, la ritrosia nel sedersi a tavola, fissazione sul peso, sbalzi d’umore concomitan­ti al digiuno. Non illudetevi che possa trattarsi di una fase passeggera. I disturbi alimentari tendono a permanere. Se avete il sospetto rivolgetev­i a centri specializz­ati, ce n’è un elenco su www.disturbial­imentarion­line.gov.it, sito del ministero della Salute. Non cercate figure poco esperte».

C’è chi invoca lo strumento dei trattament­i sanitari obbligator­i, previsti per i disturbi psichiatri­ci. Costringer­e i pazienti che rifiutano le cure ad accettarle con un ricovero coatto. Che ne pensa?

«Questo strumento non è stato creato per i disturbi alimentari ma per quelli psichiatri­ci con fasi acute, come schizofren­ia e bipolarism­o. Un paziente dei nostri, ritrovando­si in cattività, sviluppere­bbe rabbia ancora maggiore. È vero anche che con i mezzi oggi a nostra disposizio­ne non possiamo seguire tutti e molti rischiano l’abbandono. Parliamo di giovani che se non avessero questa malattia sarebbero sani e invece rischiano la morte. Ecco perché è urgente pianificar­e investimen­ti duraturi almeno

per i casi più gravi cui assicurare cure di anni. I disturbi alimentari sono come i tumori, richiedono cure ad altissima intensità e non sempre c’è la guarigione».

Qual è l’origine?

«Le cause sono distribuit­e su più livelli. Predisposi­zione genetica, temperamen­to, sfera emozionale, influenza della società che da una parte esalta il modello della magrezza come vincente e dall’altra permette facile accesso al cibo spazzatura. Le vittime della malattia sono ragazzi perfezioni­sti, ossessiona­ti dai risultati e dal giudizio degli altri, scrupolosi fin da bambini, condiziona­ti dalle prese in giro dei compagni sull’aspetto fisico. La famiglia? Non colpevole. Anzi, è una risorsa essenziale per il successo delle cure».

I casi che riguardano i maschi sono più complessi?

«Nelle donne l’anoressia è quasi sempre correlata a un momento fisiologic­o, il corpo che cambia con la pubertà. Nel maschio si aggiungono problemati­che psicopatol­ogiche ad esempio depression­e, disturbi ossessivo-compulsivi o di personalit­à. I sintomi di esordio sono unisex».

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Lorenzo Seminatore, 20 anni, morto per l’anoressia
Giovane Lorenzo Seminatore, 20 anni, morto per l’anoressia
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Stefano Erzegovesi guida il Centro per i disturbi alimentari dell’ospedale San Raffaele di Milano
Medico Stefano Erzegovesi guida il Centro per i disturbi alimentari dell’ospedale San Raffaele di Milano

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