SENZA UN GRANDE CENTRO IL PROPORZIONALE FALLISCE
Roberto Carletti
Caro Aldo, lei non crede che in questo momento politico, mai come ora, ci potrebbe essere un grosso bacino di elettori che potrebbero premiare un partito centrista
(che vada a prendere elettori di centrodestra e centrosinistra delusi dagli attuali schieramenti) equilibrato che ricordi per capirci la vecchia Democrazia cristiana?
CCaro Roberto, ome ha spiegato bene sul Corriere Angelo Panebianco, un sistema proporzionale, per reggere, ha bisogno di un grande partito di centro, capace di allearsi di volta in volta con forze alla propria destra o alla propria sinistra. Così è accaduto nella Prima Repubblica con la Democrazia cristiana, che scelse l’alleanza con i socialisti dopo aver verificato l’impossibilità di reggersi sui voti missini; pur non rinunciando a qualche altro esperimento di destra liberale, tipo il primo governo Andreotti del 1972, sostenuto dall’alleanza con i liberali di Malagodi. Lo stesso è accaduto in Germania, dove la Cdu tradizionalmente governava con i liberali, ma già negli anni 60 sperimentava la grande coalizione con i socialdemocratici, ora divenuta la formula di governo abituale di Angela Merkel. Ora l’italia sta tornando al proporzionale, violando il mandato referendario del 1993 — con cui gli italiani scelsero il maggioritario —, e senza disporre di un grande partito di centro. Poteva esserlo il Pd renziano, che però non esiste più. Oggi il pallino è saldamente nelle mani della destra sovranista, da cui, a mio modo di vedere, non ci si può attendere molto di buono. I partner del patto del Nazareno, Renzi e Berlusconi, sono ridotti ai minimi termini, senza concrete prospettive di crescita. La voce dei cattolici e dei moderati non è mai stata così flebile. La storia non si ripete mai due volte, per fortuna; ma è il caso di ricordare che le democrazie fallite — la Germania di Weimar, la Spagna repubblicana, il Cile — avevano sistemi proporzionali.