Corriere della Sera

«Cattive acque» è il film ispirato a un articolo del «NY Times»

-

LOS ANGELES Nel 2016 il New York Times pubblicò un articolo dal titolo L’avvocato che divenne il peggior incubo di Dupont. Raccontava di uno dei più gravi illeciti compiuti negli Usa da parte di un’azienda chimica. A portare alla luce la frode, grazie alla denuncia di un locale agricoltor­e, fu l’avvocato Robert Bilott che dopo una battaglia durata quasi vent’anni riuscì ad avere ragione sui responsabi­li dell’inquinamen­to della acque della cittadina di Parkersbur­g, West Virginia, 30 mila abitanti, quasi tutti con almeno un morto per tumore in famiglia, o con un figlio nato con un difetto congenito.

Ora questa storia è diventata un film, Cattive acque — in sala da giovedì — diretto da Todd Haynes e prodotto da Mark Ruffalo, che interpreta l’avvocato che scoprì lo scandalo: il colosso chimico Dupont, pur sapendo dei danni alla salute delle persone e all’ambiente che avrebbe causato, per decenni riversò nelle acque del fiume Ohio e nei terreni vicini alle fabbriche, tonnellate di Pfoa, un agente sintetico utilizzato per la produzione del Teflon, la sostanza con cui sono rivestite le padelle antiaderen­ti. A fermarli fu proprio la tenacia e la perseveran­za Bilott.

Mark Ruffalo lesse l’articolo e decise di comprarne i diritti. «Era una storia potente, che doveva essere raccontata — dice l’attore, da sempre un attivista delle cause legate all’ambiente —. La cosa che mi ha colpito di più in tutta la faccenda non è stata tanto la reazione dell’azienda chimica, quanto quella degli abitanti della zona, che pur morendo di cancro, pur vedendo nascere i loro figli deformi, continuava­no a stare dalla parte dell’azienda che dava loro lavoro. Che mondo è quello in cui la gente è costretta a decidere

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy