«La mia banda suona il pop»: arriva nelle sale la reunion comica
La battuta più divertente arriva dopo il film. «Al Festival di Sanremo siamo apparsi talmente tardi da diventare l’idolo dei metronotte», dice Christian De Sica. Era il giorno (o la notte) della polemica Morgan-bugo? «No, era il giorno dopo. Noi abbiamo tappato il bugo», aggiunge il regista Fausto Brizzi. Il suo film, La mia banda suona il pop, prodotto da Luca Barbareschi, esce il 20 per Medusa in oltre 400 copie. L’idea, dice Brizzi, era di «fare la reunion dei Ricchi e Poveri che poi diventano criminali». Un magnate di San Pietroburgo, come regalo per i 50 anni, nella sua magione vuol togliersi il capriccio di un concerto dei suoi idoli musicali, una band italiana degli anni 80 da tempo in disarmo (nel film vengono definiti «cialtroni, inadeguati, zombie decomposti»). Christian De Sica si arrangia cantando per i malavitosi, con una parrucca a mo’ di gatto morto («sembro I Cugini di campagna»); Massimo Ghini fa il ferramenta; Paolo Rossi è suonatore ambulante e cameriere; Angela Finocchiaro conduce un programmino di cucina ma ha più familiarità con l’alcol; Diego Abatantuono è il manager «mariuolo» come ce n’erano tanti. «Vedevo i Pooh che si riunivano e si scioglievano. Bruno Zambrini ha scritto finte hit a metà tra Umberto Tozzi e i Ricchi e Poveri, quelle che dopo il primo ritornello già le sai». Sostiene De Sica che si tratta di «uno dei pochi film italiani dove si ride. Ho visto solo Zalone, un bel film però le risate poche, quello di Aldo, Giovanni e Giacomo mi dicono sia un melò». Natasha Stefanenko, nei panni dell’addetta alla sicurezza del magnate, dice che «in Russia negli Anni 80 eravamo pazzi per Totò Cutugno, Al Bano e Romina. Vedevamo Sanremo in tv, non capivamo nemmeno una parola ma erano canzoni carine mentre quelle russe erano pesanti, patriottiche, era morto Breznev, c’era quel clima lì». Si può dare di più, cantavano in trio Morandi, Ruggeri, Tozzi nel 1987, l’età d’oro dei Popcorn, così si chiama la band immaginaria di Brizzi.