Il solito Rebic
Il Milan passa grazie ancora al gol del croato Il Toro ci mette l’anima ma serve di più
MILANO Non è il Milan scintillante che aveva annichilito l’inter nel primo tempo del derby e messo alle corde la Juve in Coppa Italia. Ma è sufficiente per battere il Torino, alla quinta sconfitta consecutiva, e agguantare Verona e Parma al sesto posto che vuol dire Europa League. Il traguardo minimo di una stagione maledetta. Pioli si tiene stretto il risultato, ma prende atto del passo indietro sul piano del gioco, dell’identità, della manovra. Ci sta alla terza partita in nove giorni, ma dopo i segnali incoraggianti contro due giganti era lecito aspettarsi di più. E invece il Milan è distratto e impreciso, forse anche un po’ presuntuoso, salvato dal solito Rebic, il cecchino del 2020, cinque gol in campionato, un altro in Coppa Italia. Il vero nuovo acquisto.
Il Milan è senza Calhanoglu,
fermato da problemi muscolari, e con l’assenza del turco tedesco si possono spiegare i problemi dei rossoneri. La manovra è più lenta e meno fluida, costellata una serie di errori tecnici, che rallentano l’azione. Paquetà, scelto da Pioli per sostituire Calha, fatica a calarsi negli schemi dei suoi compagni anche se ha il merito di mettere il piede nell’azione del vantaggio, favorendo la fuga di Castillejo. Il Diavolo sblocca la partita all’improvviso, grazie al cross dello spagnolo e al guizzo di Rebic, che si beve l’addormentato Lyanco. Il Torino protesta per un contatto tra lo stesso Castillejo e Berenguer all’inizio dell’azione. Il granata cade e perde il pallone. Fabbri, dopo un rapido consulto con La Penna alla Var, decide di non intervenire. Il Toro perde ancora e la classifica non è rassicurante. Ma qualche segnale positivo lo dà: contro la Sampdoria, una volta in vantaggio, i granata si erano sciolti. Stavolta, proprio quando vanno sotto, tirano fuori l’anima, anche se alla fine indirizzano un solo tiro nello specchio della porta di Donnarumma, un colpo di testa senza troppe pretese di Belotti. Un Toro dignitoso. Ma serve di più. Il Milan trema alla fine del primo tempo quando Kajer alza bandiera bianca e chiede il cambio per un affaticamento muscolare. Pioli vuole mandare in campo Musacchio, che però si rifiuta, facendo segno alla panchina di avere un problema al polpaccio. Così l’allenatore fa debuttare il giovane Gabbia. Infortunio o insubordinazione?
Nel secondo tempo il Diavolo spreca subito due ghiotte opportunità, prima con Ibra e dopo con Castillejo. Poi la partita cambia. Il Toro alza il baricentro e sfrutta meglio le fasce. Longo punta su Zaza al posto di Edera. Il Milan sembra stanco e molla a centrocampo. Pioli corre ai ripari, togliendo l’inconsistente Paquetà per Bonaventura. Alla fine arrivano i tre punti. Sofferti. Anche meritati. Ma se quella con il Toro doveva essere la partita della verità, non dà tutte le risposte giuste.