Corriere della Sera

Il tocco di Inzaghi che moltiplica i talenti Ora in vetrina c’è lui

Alla Lazio sono cresciuti tutti, Simone piace al Barça

- Stefano Agresti

ROMA Guadagna un terzo di Sarri e un quinto, quasi un sesto di Conte, però è lassù con loro: a ridosso della Juve e davanti all’inter, che ha appena annichilit­o e scavalcato.

Del resto Inzaghi è abituato a moltiplica­re il valore non solo di se stesso, ma anche dei calciatori che gli mettono in mano. Ha trascinato la Lazio a un punto dal primo posto con un gruppo costruito in economia, tra scarti di club grandi e meno grandi e potenziali talenti pescati in giro per il mondo. Ci ha lavorato e li ha cresciuti, benché il primo che avesse necessità di maturare fosse proprio lui, l’allenatore, il quale ha mollato la squadra Primavera ed è sbarcato nel calcio dei grandi nemmeno quattro anni fa, nell’aprile 2016, quando Lotito ha deciso di far fuori Pioli. Oggi raccoglie i frutti quasi proibiti di questo percorso, puntando addirittur­a lo scudetto, dopo essersi già preso tre coppe lungo la strada.

Ha ricostruit­o Immobile, pagato 9,5 milioni scarsi, una miseria per un centravant­i che era già stato capocannon­iere della serie A; ha rilanciato Leiva e Luis Alberto, il vecchio e il giovane messi da parte dal Liverpool, costati 10 milioni (in due); ha accompagna­to la trasformaz­ione da promessa a fenomeno di Milinkovic-savic, la cui oscillante valutazion­e ha raggiunto vette di oltre 100 milioni; ha fatto diventare giocatori da scudetto Strakosha e Luiz Felipe, ex riserve della Salernitan­a in B, così come Acerbi e Lazzari, da anni sotto gli occhi di tutti i club italiani, per non direi dei vecchi Radu, Lulic, Caicedo. Ha trasformat­o in oro quasi tutto ciò che ha toccato, Inzaghi, compreso il titolo del club che ieri in Borsa ha guadagnato oltre il 12% raggiungen­do una quotazione mai toccata dal 2004. E pensare che l’ingaggio dell’allenatore non supera i due milioni più bonus. Il fatto che tra questi bonus ci sia lo scudetto la dice lunga sui sogni laziali di inizio stagione, diventati adesso speranze.

In Spagna c’è chi scrive che il Barcellona sta seguendo Inzaghi. Di sicuro a lui hanno pensato la Juve e il Milan nella scorsa primavera, prima di orientarsi su Sarri e Giampaolo. Chissà se qualcuno si è pentito. E chissà se ci potrà essere un ritorno di fiamma. Il contratto di Inzaghi scadrà nel giugno 2021, convincere la Lazio a lasciarlo partire in anticipo sarà praticamen­te impossibil­e, né lui sembra pensare ad altro se non allo scudetto che vorrebbe riportare in biancocele­ste vent’anni dopo quello vinto da centravant­i. Dicono che al Barcellona piacciano i suoi metodi e i suoi risultati, alla Juve anche i suoi modi. Che sono quelli di un uomo equilibrat­o, quasi mai sopra le righe (anche se la partita con l’inter gli è costata la cravatta, che ha perso durante la gara: se ne è dovuto far prestare un’altra per andare in tv). Il massimo della trasgressi­one? Qualche coro nello spogliatoi­o dopo questa vittoria. Ma ha subito recuperato il suo aplomb: la Lazio ha solo 14 partite da giocare, al contrario delle due concorrent­i che hanno anche le Coppe, e lui non vuole sottovalut­arne nemmeno una. Potrebbe valere lo scudetto.

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