Processo Iannone, veleni e tempi lunghi
Il procedimento per doping si è impantanato: l’accusatore ha troppi ruoli, la difficile origine dello steroide
In un delitto altamente imperfetto (la scena del crimine è disseminata di prove) l’unico indiziato è un perfetto colpevole: un asso della moto un po’ vanesio — innamorato di bella vita, belle donne e body building — positivo a uno steroide venerato dai culturisti. «Basta andare su Internet — scrive Jan Stovicek, il grande accusatore di Andrea Iannone — per scoprire che il drostanolone è usato per scolpire il corpo. Mr Iannone posta costantemente sui social media il suo corpo scolpito. Riteniamo si sia iniettato la sostanza due-tre settimane prima del test antidoping dello scorso novembre in Malesia e chiediamo 4 anni di squalifica». Il massimo della pena. Prove schiaccianti, arma del delitto fumante.
Eppure il processo contro Iannone davanti al tribunale (svizzero) della Federmoto si è impantanato. L’accusa (che voleva una condanna lampo e ha addirittura rinunciato ai periti di parte) continua a chiedere tempo. L’agenzia Mondiale Antidoping (Wada) alza le antenne su una federazione a cui ha appena imposto di modificare il Codice antidoping, chiedendole giudici esperti e indipendenti. Quelli attuali non lo sono: i tre di Iannone (un ceco, un finlandese e un portoghese) sono scelti dal board (che può rimuoverli se non più di suo gradimento) e l’accusatore Stovicek presiede la federazione europea e ha uno studio legale che rappresenta atleti. Un conflitto di interessi inaccettabile nel ciclismo, in atletica o nel nuoto. «I giudici sono persone preparate — spiega Giovanni Copioli, avvocato e gran capo della moto italiana — ma quando sono stato eletto nel board io ho lasciato la carica disciplinare». L’accusa di Iannone ha dovuto accettare il test del capello (e altri esami clinici) a cui l’atleta si è sottoposto volontariamente perché alla difesa è consentito ogni mezzo per provare l’innocenza dell’indagato, ma le ha rubato spazio consegnando all’ultimo istante le controdeduzioni. Entro la mezzanotte di oggi il procuratore dovrà precisare le sue accuse, lasciare l’ultima parola alla difesa e poi ai giudici.
Tutto si gioca sulla contaminazione alimentare. La procura ne ammette la possibilità ma contrattacca: «Iannone in Malesia ha mangiato sempre al Sama Sama Hotel 247 Gp Andrea Iannone è nato a Vasto il 9 agosto 1989. Ha disputato 247 Gran premi vincendone 13 (Epa) con gli altri piloti. Perché solo lui su 11 controllati è risultato positivo a una sostanza che non si usa in allenamento?». La difesa (avvocato De Rensis, perito chimico Salomone) replica che le positività al clenbuterolo furono sanzionate per anni prima che si scoprisse che il prodotto veniva usato per ingrassare i bovini. E se anche non ci sono precedenti noti col drostanolone, come interpretare il fatto che questo steroide venga cercato nei test fatti sui bovini? Ve la sentite di stroncare la carriera di un atleta (di questo si tratta) su queste basi? L’idea è che quella federale sia solo una tappa intermedia e che il giudizio vero toccherà in appello al Tas di Losanna. Dal prossimo caso in poi (obbedendo alla Wada) la federazione dovrà inserire un medico nel collegio giudicante. Ma intanto, con questi presupposti, le possibilità che Iannone se la cavi a buon mercato (da sabato senza di lui i test ufficiali di Motogp in Qatar) restano marginali. mi è stato proposto, mi era piaciuto a Giro e Trentino, l’ho preso»), si è confermato maniacale sul materiale tecnico e agguerrito in allenamento («Un leader nato ma senza capricci, uno che non rinuncia mai alla sfida e cerca sempre di mettere la ruota davanti»). Scelti i gregari (Ciccone, Brambilla e Nibali junior) e il compagno di stanza (Ciccone o il fratello: la decisione è dei diesse), definito il programma (Algarve, Tirreno, Sanremo, blocco altura al Teide, Liegi con opzione alternativa Trentino, Giro, Olimpiade, Mondiale), avanzata un’unica richiesta («Che la squadra lo supporti al cento per cento sugli obiettivi primari: Liegi, Giro, Tokyo, gara iridata), lo Squalo è pronto a spolmonarsi nella sua 15esima stagione da professionista.
Luca, al suo fianco, si aspetta grandi cose senza dare troppo peso alla carta d’identità: «L’età non mi preoccupa. L’esperienza con Cancellara e Contador, che ha chiuso in Trek, mi insegna che fisiologicamente il grande campione resta tale fino a 40 anni. Vincenzo davanti alla pressione si auto-motiva ad andare più forte. Personalmente credo che un oro olimpico dia qualcosa di più di qualsiasi altro successo: i Giochi li guardano tutti, regalano una visibilità totale. Certo fare l’accoppiata Olimpiade-mondiale sarebbe un sogno».
Si erano già sfiorati anni fa, Guercilena e Nibali. Ma poi lo squalo aveva scelto i petrodollari («E io c’ero rimasto male...»). Questa volta l’aggancio è riuscito e non è detto che la storia duri solo due anni: «Al ritiro Vincenzo non ha mai accennato. Chi l’ha detto che nel 2022 deve smettere?».