«Io sono Venezia» è una carrellata per i fratelli Lumière
E cco la prima carrellata ufficiale della storia del cinema. Siamo a Venezia nel 1896 e l’operatore che lavora per i fratelli Lumière è Alexandre Promio: riprende il Canal Grande da un traghetto in movimento. L’idea dell’operatore è che «se la camera immobile permette di riprodurre oggetti mobili, potremmo rigirare la preposizione e cercare di riprodurre oggetti immobili con l’aiuto del cinema mobile».
Promio è l’ultimo protagonista di Io sono Venezia, un documentario di Rai Cultura, scritto da Davide Savelli, Massimiliano Griner, Marta La Licata, Alessandro Chiappetta, con la regia di Graziano
Conversano. È un intreccio di storie che segue arabeschi di tappeti orientali e strani personaggi, come Domenico Morosini che racconta il trafugamento dei quattro cavalli in lega bronzea che ornano la facciata della Basilica di San Marco portati a Venezia da Costantinopoli intorno al 1200. La narrazione si snoda anche attraverso ricostruzioni finzionali; parte dalle origini, quando la città ancora non esiste e, sulle acque ferme della laguna, un funzionario reale, Cassiodoro, narra delle popolazioni che iniziano ad abitare la zona.
Il Doge Pietro II Orseolo, poi, rievoca le prime mosse espansionistiche veneziane, quando lo stendardo di San Marco campeggia su buona parte dell’adriatico. Insieme al Marco Polo di Paolini, un racconto di storia e d’amore su Venezia, un po’ in dialetto e un po’ in italiano, Io sono Venezia è una delle più vivide rappresentazioni della città lagunare: a uno a uno sfilano i personaggi che hanno fatto grande il leone di San Marco: Marco Polo, Francesco Sansovino, Marcantonio Bragadin, Carpaccio, Canaletto, Canova…
Accanto alle ricostruzioni — approfondite dagli interventi di esperti come Gherardo Ortalli, presidente dell’istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti — sono state realizzate riprese della Venezia contemporanea e delle sue opere d’arte.