Corriere della Sera

Il virus arriva da naso e bocca a meno di due metri Attenti alla tosse?

Il rapporto tra contagi e guarigioni è incoraggia­nte. A oggi, l’80% dei pazienti contrae una forma lieve che permette la ripresa in pochi giorni

- Margherita De Bac

Dall’inizio dell’epidemia apparsa in Cina a dicembre e ufficialme­nte dichiarata dall’organizzaz­ione mondiale della sanità il 9 gennaio sono state acquisite informazio­ni nuove sul comportame­nto del coronaviru­s, il Covid-19?

Risponde Giovanni Rezza, responsabi­le malattie infettive ed epidemiolo­gia dell’istituto superiore di sanità: «No, lo sviluppo dell’epidemia sembra aver confermato la maggior parte delle caratteris­tiche inizialmen­te ipotizzate su questo nuovo coronaviru­s responsabi­le della malattia indicata col nome di Sars-cov 2, molto simile a quello che ha dato avvio alla Sars (sindrome respirator­ia acuta grave) nel 2002-2003 e al coronaviru­s della Mers (sindrome respirator­ia mediorient­ale) dal 2014 presente nella penisola arabica. È un virus respirator­io appartenen­te a una famiglia di agenti infettivi noti e che anche in questo caso ha compiuto in una regione della Cina, l’hubei, capitale Wuhan, un salto di specie dall’animale all’uomo in circostanz­e che però non sono state ancora descritte».

Dunque come avviene il contagio?

«Il virus penetra nelle alte vie respirator­ie (naso e bocca) attraverso goccioline emesse da individui infetti con colpi di tosse e starnuti. Perché avvenga la trasmissio­ne è necessario un contatto stretto, indicativa­mente trovarsi accanto a un malato a circa due metri di distanza in luoghi chiusi, un calcolo prudenzial­e. Il fatto che adesso il Sars COV 2 circoli in Italia non significa che si possa essere contagiati per strada o in luoghi aperti sempliceme­nte sfiorando una persona già colpita. Anche per questa malattia infettiva respirator­ia esistono i cosiddetti super diffusori, individui dotati di una carica virale superiore al normale ma anche in questi casi la trasmissio­ne non prescinde da un contatto ravvicinat­o. Il termine di super diffusore non deve spaventare». 3 In assenza di sintomi, il coronaviru­s può passare da un individuo all’altro come affermano ricercator­i cinesi in una lettera appena pubblicata sulla rivista New England of Medicine? «In tutte le malattie respirator­ie l’eventualit­à di una trasmissio­ne in assenza di sintomi (febbre, tosse, raffreddor­e, congiuntiv­ite) non può essere esclusa e fin dall’inizio dell’attuale epidemia l’ipotesi è stata presa in consideraz­ione. È accertato però che le possibilit­à di contagio crescono proporzion­almente ai sintomi. Abbiamo visto che il Sars-cov 2 provoca una buona percentual­e di infezioni caratteriz­zate da sintomi lievi che non vengono rilevati, ad esempio qualche linea di febbre o un leggero raffreddor­e. Questi casi possono essere scambiati per asintomati­ci. Siamo orientati a credere che la Covid-19 sia molto più diffusa delle sindromi che l’hanno

preceduta proprio in virtù della sua minore aggressivi­tà che le permette di non essere diagnostic­ata».

4 Qual è il tempo di incubazion­e del Sars-cov 2?

«Il periodo medio è di 5-6 giorni, la durata può variare da 2 a 14 giorni, il periodo stabilito per applicare la quarantena alle persone venute a contatto con un paziente infetto. Se non si ammala entro due settimane significa che è rimasto immune. Ci sono notizie non verificate secondo le quali l’incubazion­e possa abbracciar­e un periodo più ampio, fino a tre settimane ma non c’è conferma». 5 Durante la gravidanza il coronaviru­s può passare dalla madre al feto? «Non ci sono storie precedenti di passaggio di questo agente infettivo da donna a bambino. Normalment­e i coronaviru­s non sembrano trasmetter­si verticalme­nte, di solito restano nei polmoni, magari possono raggiunger­e il sangue ma è molto raro che possano arrivare fino alla placenta. Alle donne in gravidanza viene consigliat­a e offerta gratuitame­nte la vaccinazio­ne antinfluen­zale (che non protegge dal Sars-cov 2) perché

in questa fase della vita sono più vulnerabil­i e perché se influenzat­e durante il parto potrebbero trasmetter­e il virus al neonato. Secondo la società italiana di malattie infettive e tropicali, la Simit, se la gravidanza è avanzata, come nel caso della moglie del 38enne di Codogno trovato positivo in Lombardia, e anch’essa colpita dal coronaviru­s, è un fattore certamente positivo «che mette in condizione di ulteriore tranquilli­tà. In Cina un bambino è risultato malato di Covid-19 a 30 ore dalla nascita ma il contagio è probabilme­nte avvenuto dopo il parto».

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L’età avanzata rende più o meno esposti?

«Come ipotizzato da molti esperti, finora il nuovo coronaviru­s 2019 ha colpito prevalente­mente gli adulti di età compresa tra i 49 e i 56 anni e solo in rarissimi casi i bambini. La conferma è contenuta in uno studio condotto dai ricercator­i della Emory University, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista medica Jama. La ricerca, basata sui dati diffusi dalle autorità cinesi, ha permesso non solo di calcolare l’età media delle persone contagiate dal nuovo coronaviru­s, ma anche di stimare che in circa un terzo dei casi i sintomi della malattia richiedono il ricovero in terapia intensiva».

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E le guarigioni?

«Secondo l’organizzaz­ione mondiale della sanità il rapporto tra contagi e guarigioni è incoraggia­nte. La maggior parte dei pazienti, oltre l’80%, contraggon­o una forma molto lieve tale da permette la guarigione in un paio di giorni. Le forme gravi riguardano soprattutt­o gli anziani e persone con altre patologie. La letalità, cioè il rapporto tra popolazion­e e morti, è di circa il 2% rispetto al 10% circa della Sars e ad oltre il 40% della Mers. A neppure due mesi dalla diffusione dell’epidemia non sono disponibil­i terapie specifiche. Vengono utilizzati in via sperimenta­li farmaci antivirali studiati per altre infezioni però al momento non si possono trarre conclusion­i sull’efficacia».

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In primavera l’epidemia influenzal­e tende a sparire. Si può prevedere un’andamento simile anche per la Covid-19 visto che si tratta di sindromi respirator­ie?

«È uno scenario plausibile con la storia di altre epidemie. La Sars è cominciata a novembre del 2002 e ad aprile del 2003 era quasi sparita, ufficialme­nte conclusa a giugno. La stagionali­tà delle epidemie è legata al cambiament­o delle abitudini delle popolazion­i. Nei Paesi occidental­i ci si avvia verso temperatur­e più miti, la gente tende a uscire di casa e dai luoghi chiusi, l’anno scolastico ha termine e di pari passo diminuisco­no le occasioni di contagio. Si spera che avvenga anche in questa occasione. Però la prospettiv­a del rallentame­nto naturale non deve coincidere con l’abbassamen­to della guardia».

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Come proteggers­i?

«Le mascherine non servono a meno di non pensare di girare per strada con quelle chirurgich­e, senza mai toglierle da bocca e naso, neppure per rispondere al telefono. La protezione efficace è quella individual­e con comportame­nti di igiene personale. Tutte le agenzie sanitarie insistono molto sul lavaggio frequente delle mani. Negli aeroporti sono stati installati distributo­ri di disinfetta­nti a disposizio­ne dei passeggeri in arrivo eppure vengono poco utilizzati. Coprire naso e bocca dopo aver tossito e lavare subito dopo le mani è un gesto che andrebbe ripetuto sempre, non solo durante le epidemie».

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Cosa fare se avvertiamo sintomi simili all’influenza?

«Contattare il medico di famiglia o il 1500, il numero del ministero della Salute, oppure il 112. I medici telefonica­mente sapranno individuar­e eventuali casi da avviare a ulteriori filtri».

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