Cervello & sensualità
Versace sfila una collezione incisiva e ricca di guizzi creativi Il nero di Etro, la forza di Marras
Donne e uomini uguali sono, nella forza. Donatella Versace sfila le due collezioni insieme per sottolinearlo e la faccenda «non ha niente a che fare con il genere che li distingue — ci tiene a precisare nel presentarle —, piuttosto con il fatto che il loro potere proviene da un tipo di fiducia diverso, che deriva da un lato dalla loro sensualità esuberante, dall’altro dal proprio cervello». Sottinteso che entrambi hanno. E lo show è un gran bel riassunto.
Difficile affrontarlo separatamente, nel senso che dal suo lui e dalla sua lei la stilista sintetizza il meglio delle doti cui sopra, firmando una tra le collezioni più incisive dell’era Donatella, di creatività e prodotto. Senza più di tanto guardare al passato. Anzi con guizzi personali come quello di sostituire anelli dorati al posto delle famose spille da balia di Gianni, con tagli e spacchi, di conseguenza. Anche la maglia di metallo usato come un tessuto couture ha preso una nuova strada. E la pelliccia, sempre lussuosissima e sfacciata, è ecologica. È Versace, però. E più che compiacere agli altri, chi veste Medusa deve comunque essere «così sicuro di sé, da andare oltre l’opinione comune». Sicurezza, dunque l’altra parola chiave in cui la stilista crede e infonde allestendo una sala con un lunghissimo muro di led che proietta ingigantiti prima gli ospiti e poi lei. E come per magia, nessuno si schermisce, tutti si sentono un po’ star.
È una nomade chic, senza tempo e senza confini quella che sfila nel cortile del Conservatorio di Milano per Etro. Un folk borghese che riscopre il nero che è elegante, avvolge, scalda, seduce e protegge. Un vento forte anni Ottanta. Fatto di cappotti vestaglia, pantaloni rimborsati negli stivaloni, maglie over, poncho, montoni e bluse di chiffon. Il paisley, naturalmente nei toni caldi del cammello, dei burgundi, del bordeaux e dell’oro.
Esce con la testa del Bianconiglio, in completo a righe bianco e nero ed è già tutto lì in quel pazzo-pazzo modo di vivere e creare che Francesco Risso si spiega. La sua Marni è quanto di più esilarante ed eccitante si possa vedere ultimamente. Poi si può condividere o meno, ma indubbiamente fa riflettere. È la tecnologia che ci rinchiude o viceversa? Come Alice, dentro o fuori? Pezzi di un puzzle che portano a cappotti e abiti e completi che sono patchwork dai tagli e gli innesti più strampalati, ma alla fine romantici e protettivi.
E se una fata della Sardegna andasse e poi tornasse da Londra e portasse a casa una macchina da cucire, cosa potrebbe succedere? Di tutto, secondo Antonio Marras. Per cominciare farebbe un gran putiferio con i punti e con i fili e con le stoffe. Così nulla è come avrebbe dovuto essere, ma tutto è come lo stilista sardo ci ha abituato: abiti e giacconi e jeans e pullover e bomber e trench e montoni distratti e romantici. Una forza creativa nuova, spensierata e allegra come non mai. Entusiasmo all’ennesima potenza anche, la scorsa notte, alla corte di Versailles by Moschino. Jeremy Scott interpreta in versione manga una Maria Antonietta, birichina e lussuriosa, con cortissimi abiti panier, peccaminosi bustier, stivaloni intriganti, borse brioche o abiti-torta esilaranti. Poi lo stilista esce con il braccio rotto ed è standing ovation. Massì, non prendiamoci sul serio. Nicoletta Spagnoli dalla prozia Luisa deve aver preso quel senso per le piccole cose che fanno la differenza. Così ecco che due semplici polsini e un collo sono un niente che rende ora un pullover, ora un tubino di jersey, ora un tailleur di Principe di Galles qualcosa di diverso. E una semplice maglia si trasforma in abiti-nuvola da sera importanti, lunghi o corti.
Da Sportmax ci sono i 50 anni da festeggiare. Un traguardo importante che la stilista decide di affrontare parlando di futurismo e tecnologia, affidando a piccoli accenti specchiati (un top, una cinta, un decoro) il messaggio. Ma poi sono i total look (in grigio, nero, cammello, Principe di Galles, pelle) che riportano a un oggi ovvio. Interessantissimo invece il lavoro di fotocopiare e ingigantire i pezzi di Marco De Vincenzo.
La pelle riletta da Sportmax
Marco De Vincenzo