Rude o iperrealista Irrompe la natura vera
Poltrone, piatti, pareti: l’omaggio a fiori e piante non è più décor
Che la natura da sempre rappresenti una fonte di ispirazione per le forme e la «pelle» degli oggetti è cosa nota. Nel nostro immaginario questo legame suggerisce subito un mondo fatto di colori morbidi e smorzati e linee rassicuranti, in cui i contenuti di ricerca e innovazione non sono prevalenti. Insomma, un design in grado di comunicare un comfort estetico e, allo stesso tempo, psicologico, il cui valore primario è la capacità di rasserenare. Oggi invece il concetto di «naturale» cambia connotazione e diventa, al contrario, un manifesto della realtà così com’è. Tronchi, petali, foglie, fiori, prato (vero) entrano in casa, con tutta la forza della rappresentazione reale. A volte persino iper-reale.
«Un tronco di teak, due fori, due chiodi», così Philippe Starck descrive il cuore del progetto del suo nuovo divano da esterni Fenc-e Nature, uno snodo «manuale» che permette due posizioni dello schienale. «Si potrebbe prendere il legno dalla foresta o dalla spiaggia, assemblarlo da sé, e il risultato non sarebbe troppo diverso. È un ready-made, un gesto alla Duchamp che ci dimostra come, grazie alla natura, sia possibile fare il minimo e avere il massimo». Materia a vista, finitura tattile, essenzialità, eppure l’effetto finale mostra un riflessione ben più profonda sul potere reale e immaginifico della mano dell’uomo.
Fiori. Sembrerebbe il modo più scontato e didascalico per rappresentare la natura. Invece, anche qui, il pensiero oggi travalica il puro elemento decorativo. Il trionfo di foglie e fiori tropicali, giocati a superficie quasi piena e persino all’interno di tazze e coppe del servizio da tavola Passifolia, è in realtà un omaggio alla bellezza della vegetazione, libera e selvaggia, dei paesi tropicali. A metà tra rappresentazione effetto natura morta fiamminga e la nitidezza delle tavole botaniche ottocentesche, l’iperrealismo qui diventa un modo per dare risalto alla potenza del creato. Al contrario, i macro petali stilizzati in porcellana che compongono la lampada a sospensione Nightbloom sono l’estremizzazione di un fiore — potrebbe essere un giglio o una ninfea —, di cui riproducono con perizia artigianale, curve e nervature. «La sottigliezza e l’andamento mosso della superficie diventano il mezzo per veicolare la luce», spiega il designer Marcel Wanders, che le ha progettate. Come dire, anche la materia di un petalo, riprodotta tale e quale e senza alcuna aggiunta, può trasformarsi in un diffusore.
Erba, muschio, licheni: vegetazione vera che diventa «arredo», assumendo una funzionalità positiva. «Non si tratta solo di portare un tocco di verde in casa. La vegetazione ha un potere fonoassorbente naturale. E poi ci aiuta a ridurre lo stress e aumenta la sensazione di benessere», spiega il designer Alain Gilles, autore della collezione di pannelli e microarchitetture domestiche di Green Mood, fatte con verde vero.
Dalla natura dichiarata all’artificio: a volte è d’obbligo, perché la pelliccia soffice e vellutata — il prezioso Cashfur che riveste il divano — in realtà non proviene da un animale ma dalla fibra del cachemire più nobile, lavorata con sapienza assieme alla seta. Per inguaribili ecologisti, fautori della sostenibilità e (orgogliosamente)
«animal friendly».
Senza fronzoli
«Un tronco di teak, due fori, due chiodi»: così Starck riassume il suo nuovo divano outdoor