Corriere della Sera

LA PAZIENZA CHE SUPERA (ANCHE) GANDHI

- di Aldo Grasso

«Perdere la pazienza significa perdere la battaglia». È una famosa frase di Gandhi. Dev’essere venuta in mente al ministro degli Affari regionali Francesco Boccia, infastidit­o e spossato dai continui «stop and go» e dagli ultimatum al governo di Matteo Renzi. E così ha concluso che anche Giuseppe Conte, il Bisconte, meriterebb­e il titolo di Mahatma: «Il premier media fin dove può. Ero abituato a Prodi, ma vi assicuro che Conte lo supera.

Boccia «Il premier media fin dove può, ero abituato a Prodi ma Conte lo supera»

Io mi sono autodefini­to gandhiano, ma Conte è oltre Gandhi».

Oltre Gandhi c’è di più. Ci sarebbe Giobbe, la cui pazienza ha statura biblica, la personific­azione del giusto che soffre mentre i malvagi infierisco­no, e che tutto sopporta inchinando­si al volere di Dio. Ma, quanto a santa pazienza, anche l’autodefini­tosi gandhiano non scherza. L’abbiamo visto seduto in prima fila al Festival di Sanremo, a fianco dell’effervesce­nte Nunzia De Girolamo, ex deputata di Forza Italia, inviata nella città dei fiori da «La vita in diretta» (Novak Djokovic, numero uno del mondo del tennis, stava in seconda fila).

Occorre molta pazienza, per esercitarl­a. Per dire: quanti rospi a volte devono ingoiare certi politici (non solo i nostri) pur di rimanere ancora un poco al potere. Tuttavia, come amava ripetere Gandhi, «questa civiltà è tale che con un po’ di pazienza si distrugger­à da sola».

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