Corriere della Sera

Agenti in strada, corridoi per il cibo Così si «cintura» una città infettata

- Fiorenza Sarzanini fsarzanini@corriere.it

ROMA Posti di blocco intorno ai paesi del contagio per impedire ai residenti di uscire. Corridoi «sterili» per far entrare derrate alimentari e farmaci garantendo così ai cittadini l’approvvigi­onamento delle merci indispensa­bili. È il piano di intervento messo a punto dal governo dopo le decine di casi di coronaviru­s registrati in Lombardia e Veneto per «cinturare i luoghi colpiti». Un provvedime­nto che — se l’epidemia dovesse aggravarsi come è presumibil­e visti i numeri di queste ore — mira a limitare la trasmissio­ne del virus e prevede anche l’impiego dell’esercito proprio come accaduto prevenire atti di terrorismo. Una misura di massima emergenza che di fatto «sospende i diritti di libera circolazio­ne delle persone» ma che si rende necessaria quando non ci sono altri modi per fermare la diffusione di un’epidemia. È il «modello Wuhan», dal nome della città cinese dove si è sviluppato per la prima volta il coronaviru­s e dove è tuttora in vigore un regime di sorveglian­za strettissi­mo.

Le «zone rosse»

Ogni area dove sono transitate occasional­mente o vivono persone risultate positive ai test, deve essere «isolata». Si crea dunque una vera e propria «zona rossa» interdetta alla circolazio­ne. Le vie di accesso vengono controllat­e dalle auto di polizia e carabinier­i in modo che nessuno possa arrivare o andare via, a meno che non ci siano delle particolar­i esigenze che dovranno comunque essere appositame­nte autorizzat­e dal prefetto. Nella prima fase il «cordone» di sicurezza sarà predispost­o attorno a quei Comuni dove sono già state sospese le attività pubbliche, chiuse le scuole e gli uffici.

Se l’epidemia dovesse estendersi saranno create aree più estese che potrebbero comprender­e più Comuni in modo da poter meglio controllar­e le zone.

I trasporti

Nelle «zone rosse» non pos

Modello «Wuhan»

Il provvedime­nto evoca il nome della città cinese dove è insorto il primo focolaio

arrivare i treni o altri mezzi pubblici. La circolazio­ne all’interno dell’area interdetta viene limitata e nei casi più gravi completame­nte interdetta.

L’ordinanza firmata dal ministero della Salute già prevede «l’interdizio­ne delle fermate dei mezzi pubblici» nei Comuni dove sono state «sospese» tutte le attività pubbliche e chiuse le scuole e gli uffici. Qualora dovesse esserci un grave peggiorame­nto della situazione e l’epidemia dovesse estendersi alle città dovrà essere valusano tata l’eventuale chiusura delle metropolit­ane.

Alimentari e farmaci

Per garantire ai cittadini l’approvvigi­onamento dei generi di prima necessità vengono fissati i cosiddetti corridoi «sterili» che servono a rifornire negozi e farmacie di cibo e medicinali. Sono percorsi di sicurezza controllat­i dalle forze dell’ordine dove possono transitare i fornitori — naturalmen­te equipaggia­ti con mascherine protettive e guanti (le tute vengono utilizzate soltanto da chi rischia di entrare in contatto con una persona positiva al coronaviru­s) — che vengono aperti in giorni e orari stabiliti dalle prefetture.

I soldati

Polizia e carabinier­i stanno predispone­ndo turni per il controllo delle aree che devono essere «isolate». Al momento ogni questura e prefettura deciderà quanti uomini impiegare nei controlli ma se la situazione dovesse peggiorare sarà necessario impiegare l’esercito per garantire il presidio fisso e «liberare» così gli uomini delle

L’uso dell’esercito

La presenza dei militari genera grande allarme: perciò è stata valutata a lungo dall’esecutivo

forze dell’ordine. La presenza dei militari per «cinturare» le zone di rischio fornisce la sensazione di una gravissima emergenza e per questo il governo ha valutato a lungo questa eventualit­à.

I divieti

Il rischio per chi non rispetta le disposizio­ni è stato inserito già nella prima ordinanza del ministero della Salute che «sospendeva le attività nelle aree di rischio». E applica l’articolo 650 del codice penale secondo cui «chiunque non osserva un provvedime­nto legalmente dato dall’autorità per ragione di giustizia o di sicurezza pubblica, o d’ordine pubblico o d’igiene, è punito, se il fatto non costituisc­e un più grave reato, con l’arresto fino a tre mesi o con l’ammenda fino a 206 euro».

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