Corriere della Sera

Zingaretti evoca il voto e avvisa Renzi: sulla soglia per i partitini non si tratta

Il leader pd all’assemblea: «No a manovre contro il governo». Cuppi presidente con un solo astenuto

- Maria Teresa Meli

ROMA Il suo nome Nicola Zingaretti non lo fa mai. Ma è a Matteo Renzi che il segretario pensa quando all’assemblea nazionale del Partito democratic­o, afferma, alzando i toni della voce: «Il Pd non è disposto a subire manovre e temporeggi­amenti furbeschi per indebolire l’azione dell’esecutivo. Basta battaglie velleitari­e alla ricerca di un posizionam­ento».

Già, il leader di Iv sembra aver seppellito l’ascia di guerra: «Se Conte e il Pd si fermano mi fermo anche io, perché con questa emergenza del coronaviru­s faremmo la figura dei matti a continuare a litigare, c’è il rischio che la gente ci venga a prendere con i forconi», diceva già l’altro ieri. Ma al Pd non si fidano più di tanto.«ora si sigla un compromess­o, poi tra quindici giorni stiamo da capo a dodici, quello apre un’altra polemica e paralizza il lavoro del governo», è il ragionamen­to che Zingaretti fa ai suoi. Per questo motivo avrebbe voluto stringere all’angolo Renzi. Anche con la minaccia delle elezioni in ottobre: «Se esagera — ha spiegato il segretario ai fedelissim­i in questi giorni — andiamo al voto». Una prospettiv­a che Dario Franceschi­ni vede come il fumo agli occhi. Su questo il segretario e il capodelega­zione al governo non la vedono esattament­e nello stesso modo.

Il ministro della Cultura pensa che si potrebbe aprire ad alcune delle richieste di Renzi e chiudere così la vicenda. Magari, per esempio, si potrebbe anche arrivare a dire di sì a un abbassamen­to della soglia del 5 per cento prevista dalla legge elettorale, visto che, almeno al momento, Italia viva rischia di non riuscire a superarla. Il segretario è più duro anche su questo e alla fine della riunione del parlamenti­no

Se Conte e il Pd si fermano mi fermo anche io, perché con questa emergenza coronaviru­s in corso faremmo la figura dei matti a continuare a litigare

dem viene votato un ordine del giorno in cui si ribadisce che l’accordo sul quorum del 5 per cento «non può essere oggetto di mediazioni al ribasso».

Ma non è il tempo delle divisioni nel Pd, né l’assemblea nazionale è il luogo per marcare le distanze. Tutti i dirigenti del partito sanno che in questa fase bisogna marciare compatti. E comunque Franceschi­ni sa che la parte dialogante dei 5 Stelle (il ministro Spadafora, per esempio, che è un suo buon amico) non è affatto contraria all’idea di venire incontro a Renzi pur di siglare un armistizio.

Zingaretti però non si fida affatto del suo predecesso­re: finita l’emergenza del coronaviru­s — per cui, ribadisce, «c’è bisogno dell’unità del Paese e non delle polemiche di Salvini che dimostrano quanto sia inadeguato a governare» — secondo il leader del Pd non c’è nessuna garanzia che Renzi non riprenda la sua battaglia «per dividere la maggioranz­a». Per questa ragione dal palco dell’assemblea continua a randellare il leader di Iv: «Quando la politica è solo gestione del potere allora emergono i picconator­i, i trasformis­ti seriali». Ma Zingaretti intende mandare un messaggio anche al governo: «Io mi difendo e mi sento partecipe dell’azione di questi mesi. È vero che questo esecutivo non corrispond­e a tutte le nostre aspirazion­i, ma tante volte le forze progressis­te hanno dovuto convivere con situazioni difficili, con alleati non in sintonia. Noi saremo leali fino in fondo, però chiediamo un salto in avanti». Sì, secondo il leader del Pd, ci vuole «una scossa», perché «vivacchiar­e» sarebbe esiziale.

Infine un attacco a quella Rai di cui Zingaretti vorrebbe cambiare i vertici: «La tv di Stato non è un citofono per la campagna elettorale», dice riferendos­i al trattament­o di favore che a suo avviso viale Mazzini riserva a Salvini.

L’assemblea si chiude con la votazione all’unanimità della relazione del segretario. Segno, per Zingaretti, che «il Pd è unito». Lo conferma anche l’elezione alla presidenza del partito della sindaca di Marzabotto Valentina Cuppi, che registra una sola astensione.

È vero, questo governo non corrispond­e a tutte le nostre aspirazion­i Ma noi saremo leali fino in fondo e chiediamo un salto in avanti

 ??  ?? Roma Il leader del Pd Nicola Zingaretti, 54 anni, con la nuova presidente dem Valentina Cuppi, 36
Roma Il leader del Pd Nicola Zingaretti, 54 anni, con la nuova presidente dem Valentina Cuppi, 36

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy