«Pronti 3.500 posti letto»
Il capo della Protezione civile: già 3 mila tamponi
ROMA Il suo non sembra un sorriso d’ordinanza, piuttosto una necessità per infondersi coraggio: «Magari è vero, il virus ha perso d’intensità, gli ultimi dati che arrivano dalla Cina sembrerebbero dire questo, visto che il numero dei guariti ha superato il numero dei morti».
E in Italia invece, commissario Angelo Borrelli?
«Aspettiamo, per adesso, e vediamo».
Speriamo?
«Certamente. L’ultima cosa che dobbiamo lasciar accadere è che l’abbia vinta il panico».
Ma è successo tutto all’improvviso. Fino a giovedì scorso dovevamo guardare oltre gli oceani soltanto per immaginarlo il coronavirus, poi in due giorni l’italia è diventata il terzo Paese per numero di contagiati. Come si spiega questo picco repentino?
«La spiegazione scientifica
● Angelo Borrelli, 55 anni, guida la Protezione civile dal 2017. Il governo lo ha nominato commissario straordinario per la gestione dell’emergenza coronavirus, dopo la dichiarazione dello stato di emergenza la vorrei conoscere tanto anche io».
Perché? Quale altra ragione conosce?
«C’è una spiegazione sociale, siamo un Paese con un alto tasso di vita sociale. Basterebbe vedere quella del trentottenne di Codogno, il cosiddetto “paziente uno”. Anche se...».
Anche se cosa, commissario Borrelli?
«Il problema sociale non basta come spiegazione».
E cosa serve?
«Ci manca di scoprire la causa primaria. Non siamo riusciti a individuare quello che in gergo è stato definito il “paziente zero”».
Che vuol dire?
«Che a oggi non sappiamo da dove è nato il primo contagio e soprattutto perché».
L’ultimo bilancio della Protezione civile dice che abbiamo superato quota 150 contagi e possiamo dire che questo numero sta crescendo con una velocità preoccupante.
«No, non ci dobbiamo preoccupare».
Come no?
«Il numero cresce rapidamente perché stiamo somministrando a tappeto nelle zone dei focolai i test per l’individuazione del virus. Sono più di tremila i tamponi che abbiamo utilizzato fino a ora. Una grande opera di prevenzione. Ma non solo».
Cosa altro?
«Soltanto negli aeroporti abbiamo distribuito oltre due milioni di tamponi per i test sul coronavirus».
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I nostri esperti confermano che una quarantena di 14 giorni è corretta Chiudere le città e anche scuole e uffici è l’unica soluzione valida ed efficace Ma il panico non deve vincere
Quanti sono gli ospedali in grado di somministrare questi tamponi?
«Tutti gli ospedali sono in grado di fare questi test».
Per ognuno dei contagiati, però, serve poi un luogo dove poter fargli passare un periodo adeguato di quarantena in isolamento, giusto?
«Certamente».
Ma se continuano a crescere con questi ritmi come faremo? Ce li abbiamo i posti a disposizione per contenere i contagiati?
«Abbiamo reperito quasi tremila e 500 posti letto nelle strutture militari, di questi 1.789 sono dell’aeronautica militare».
Qualcuno ha detto che il calcolo sul periodo di incubazione è sbagliato, che sia superiore ai quattordici giorni, e che dunque molte delle prime quarantene siano state inutili.
«I nostri esperti confermano i quattordici giorni».
Di fronte a questo allarme oggi è ancora valido il decalogo del ministero della Salute? Quello che comincia con la raccomandazione di lavarsi le mani?
«Sì, è un decalogo basilare. Adesso il ministero della Salute sta preparando delle linee guida sui comportamenti da tenere nelle zone che sono state chiuse».
Il governo ha cominciato col blindare undici Comuni, quelli del primo focolaio nel Lodigiano. Adesso in tutta Italia a macchia d’olio si stanno chiudendo scuole, università, uffici pubblici, locali commerciali. Ha senso?
«Chiudere le città e anche il resto è l’unica soluzione valida ed efficace».