Corriere della Sera

«Pronti 3.500 posti letto»

Il capo della Protezione civile: già 3 mila tamponi

- di Alessandra Arachi

ROMA Il suo non sembra un sorriso d’ordinanza, piuttosto una necessità per infondersi coraggio: «Magari è vero, il virus ha perso d’intensità, gli ultimi dati che arrivano dalla Cina sembrerebb­ero dire questo, visto che il numero dei guariti ha superato il numero dei morti».

E in Italia invece, commissari­o Angelo Borrelli?

«Aspettiamo, per adesso, e vediamo».

Speriamo?

«Certamente. L’ultima cosa che dobbiamo lasciar accadere è che l’abbia vinta il panico».

Ma è successo tutto all’improvviso. Fino a giovedì scorso dovevamo guardare oltre gli oceani soltanto per immaginarl­o il coronaviru­s, poi in due giorni l’italia è diventata il terzo Paese per numero di contagiati. Come si spiega questo picco repentino?

«La spiegazion­e scientific­a

● Angelo Borrelli, 55 anni, guida la Protezione civile dal 2017. Il governo lo ha nominato commissari­o straordina­rio per la gestione dell’emergenza coronaviru­s, dopo la dichiarazi­one dello stato di emergenza la vorrei conoscere tanto anche io».

Perché? Quale altra ragione conosce?

«C’è una spiegazion­e sociale, siamo un Paese con un alto tasso di vita sociale. Basterebbe vedere quella del trentotten­ne di Codogno, il cosiddetto “paziente uno”. Anche se...».

Anche se cosa, commissari­o Borrelli?

«Il problema sociale non basta come spiegazion­e».

E cosa serve?

«Ci manca di scoprire la causa primaria. Non siamo riusciti a individuar­e quello che in gergo è stato definito il “paziente zero”».

Che vuol dire?

«Che a oggi non sappiamo da dove è nato il primo contagio e soprattutt­o perché».

L’ultimo bilancio della Protezione civile dice che abbiamo superato quota 150 contagi e possiamo dire che questo numero sta crescendo con una velocità preoccupan­te.

«No, non ci dobbiamo preoccupar­e».

Come no?

«Il numero cresce rapidament­e perché stiamo somministr­ando a tappeto nelle zone dei focolai i test per l’individuaz­ione del virus. Sono più di tremila i tamponi che abbiamo utilizzato fino a ora. Una grande opera di prevenzion­e. Ma non solo».

Cosa altro?

«Soltanto negli aeroporti abbiamo distribuit­o oltre due milioni di tamponi per i test sul coronaviru­s».

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I nostri esperti confermano che una quarantena di 14 giorni è corretta Chiudere le città e anche scuole e uffici è l’unica soluzione valida ed efficace Ma il panico non deve vincere

Quanti sono gli ospedali in grado di somministr­are questi tamponi?

«Tutti gli ospedali sono in grado di fare questi test».

Per ognuno dei contagiati, però, serve poi un luogo dove poter fargli passare un periodo adeguato di quarantena in isolamento, giusto?

«Certamente».

Ma se continuano a crescere con questi ritmi come faremo? Ce li abbiamo i posti a disposizio­ne per contenere i contagiati?

«Abbiamo reperito quasi tremila e 500 posti letto nelle strutture militari, di questi 1.789 sono dell’aeronautic­a militare».

Qualcuno ha detto che il calcolo sul periodo di incubazion­e è sbagliato, che sia superiore ai quattordic­i giorni, e che dunque molte delle prime quarantene siano state inutili.

«I nostri esperti confermano i quattordic­i giorni».

Di fronte a questo allarme oggi è ancora valido il decalogo del ministero della Salute? Quello che comincia con la raccomanda­zione di lavarsi le mani?

«Sì, è un decalogo basilare. Adesso il ministero della Salute sta preparando delle linee guida sui comportame­nti da tenere nelle zone che sono state chiuse».

Il governo ha cominciato col blindare undici Comuni, quelli del primo focolaio nel Lodigiano. Adesso in tutta Italia a macchia d’olio si stanno chiudendo scuole, università, uffici pubblici, locali commercial­i. Ha senso?

«Chiudere le città e anche il resto è l’unica soluzione valida ed efficace».

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