Cinquecento agenti per 43 varchi Così si blindano le «zone rosse»
Nel Lodigiano 35 posti di blocco, altri 8 nel Padovano Per due settimane non si potrà né entrare né uscire Se la situazione peggiorerà in campo anche l’esercito
ROMA Posti di blocco per 35 «varchi» del Lodigiano e per 8 del Padovano. Sono scattati alle 17 di ieri creando la prima Wuhan d’italia. Una «zona rossa» dalla quale non si potrà uscire e nella quale non si potrà entrare per quattordici giorni.
Lo ha decretato il presidente del Consiglio, ma il rischio è che la quarantena possa allungarsi di settimane e soprattutto che possa ampliarsi l’area interdetta. Il timore in realtà è che possa rendersi necessario «isolare» altre zone d’italia per evitare il propagarsi del contagio. E dunque ai 500 uomini già impiegati a partire da ieri pomeriggio, potranno aggiungersi ulteriori rinforzi nelle prossime ore. Soltanto se la situazione dovesse ulteriormente aggravarsi sarà disposto l’utilizzo dei soldati seguendo il modello di «strade sicure» come avviene per fronteggiare i rischi da terrorismo.
È il capo della polizia Franco Gabrielli a firmare il primo decreto che «cintura» le due aree. Le pattuglie miste di polizia, carabinieri e guardia di finanza dovranno sorvegliare le vie di accesso alle aree che comprendono i Comuni dove sono transitate o vivono le persone contagiate dal coronavirus. Notte e giorno dieci uomini per ogni pattuglia vigileranno i varchi. Nessuno potrà lasciare l’area a meno che non sia autorizzato da un provvedimento del prefetto ma le circostanze per ottenere il via libera devono essere documentate da reali esigenze e in ogni caso non consentono alcuna deroga alla quarantena. Vuol dire che anche chi ottiene il permesso per lasciare la «zona rossa» non deve avvicinarsi ad altre persone e in ogni caso deve comunicare di essere stato nell’area interdetta.
Chi viola il divieto di ingresso e di uscita sarà denunciato per la violazione dell’articolo 650 del codice penale che prevede l’arresto fino a tre mesi o l’ammenda fino a 206 euro.
Commissariati, questure e stazioni dei carabinieri resteranno aperte al pubblico, ma con numerose precauzioni che riguardano sia l’utilizzo del kit di protezione, sia il controllo di chi dovesse manifestare particolari sintomi.
Sarà il prefetto a decidere orari e percorsi dei cosidetti corridoi «sterili» per rifornire tutti i Comuni sottoposti a «isolamento» di farmaci e cibo.