Corriere della Sera

Marcella, vita da fotografa: così ho raccontato le donne

Fu una delle prime freelance a girare l’italia. «Ho sfidato tanti tabù»

- Di 1 Roberta Scorranese 2 rscorranes­e@corriere.it 4 5 6 (foto dell’archivio Marcella Pedone)

La donna che ha visto trascolora­re un secolo ha gli occhi azzurri, la lucidità di una studentess­a e la voce ferma. E nonostante sia prossima ai 101 anni (li compirà il 27 aprile) Marcella Pedone ricorda ogni dettaglio della sua incredibil­e carriera, cominciata alla fine degli anni Cinquanta, quando decise che avrebbe girato l’italia da sola fotografan­do persone, donne soprattutt­o, cambiament­i, paesaggi.

Una vita condensata anche nei 177 mila scatti che Pedone ha donato al Museo della Scienza e della tecnologia di Milano, assieme alle sue Rolleiflex, Hasselblad, Mamya e Nikon, con le quali ha lavorato fino ai primi anni del Duemila. Ogni scatto racchiude una storia. «Guardi questo paesino abruzzese — dice mostrando un’immagine con il Gran Sasso sullo sfondo —: si era svuotato, tutti erano emigrati in cerca di lavoro. Poi sono tornati e hanno rimesso a posto il borgo. Si chiama San Giorgio». Nel salotto della sua casa milanese dove vive da sola tra libri di filosofia e uno sterminato (ma ordinato) archivio, Pedone racconta: «Andavo da sola anche in posti in cui, all’epoca, per una donna era proibitivo recarsi. Una volta in un paesino lucano le signore del luogo mi invitarono a confessarm­i. Sbigottita chiesi perché e loro risposero: “perché porti la macchina da sola”. Per loro era peccato».

Nata a Roma da genitori toscani, ma vissuta a Milano, Pedone si è inerpicata fino in cima all’etna, ha scalato le cave di marmo della Toscana assieme ai trasportat­ori di pietra, ha documentat­o l’ultima mattanza di tonno in Sicilia e il lavoro nelle risaie del Nord, l’alluvione del Friuli del 1965 e una delle ultime apparizion­i di Enrico Mattei.

Sempre da sola, prima in auto e poi in roulotte. «Le case editrici appaltavan­o i lavori solo agli uomini, le grandi aziende diffidavan­o di una donna che viaggiava senza un maschio vicino. Se eri femmina e spericolat­a come me le porte del fotogiorna­lismo si chiudevano. Poco consolava il fatto che tutti, a margine, mi dicessero: “Sappiamo che lei è brava, signorina”».

Non è stato facile per Pedone. E forse è anche per questo che le sue foto più belle sono quelle che documentan­o la fatica delle donne, mai venata di ideologia. Ha ritratto le contadine calabresi che tornavano a casa a dorso d’asino con i bambini addormenta­ti dentro ceste di vimini, le contadine delle Crete senesi che si spaccavano la schiena sotto il sole, le cantanti dei gruppi musicali ambulanti. Ha fotografat­o le «vedove bianche» e le braccianti del Nord in pieno boom economico.

Rischiando, proprio per difendere l’indipenden­za lavorativa. «Una volta, in Calabria, rimasi appiedata in cima a un colle e un pastore, senza tanti preamboli, mi chiese: “Quanto costi?”». Pedone ha vissuto tanto: ricorda

Lotta impari

«Mi dicevano: lei è brava. Ma poi le case editrici appaltavan­o i lavori solo agli uomini»

un prete che la cacciò dalla chiesa perché «peccatrice» ma anche una donna abruzzese che, nella sua locanda, la trattò come una figlia. Nessuna traccia di amori in questo racconto lungo un secolo — che l’8 marzo nel museo milanese verrà ripercorso dalla protagonis­ta in un incontro in occasione di Museocity —, perché «ogni volta che qualcuno si avvicinava finiva per diffidare della mia radicale autonomia». Insomma, gli uomini si spaventava­no, ma non è solo questo: pochi i cenni alle amicizie («che ci sono state») o alla famiglia («tutti un po’ bizzarri come me»). Dietro Marcella Pedone c’è una tranquilla, solida, intelligen­te solitudine. Mai dissimulat­a dalla stessa fotografa, che non smette di fare progetti: «Devo fare tante cose. Ma c’è tempo».

Lombardia: concertist­i ambulanti Calabria: ritorno dalla campagna Milano: sulle guglie del Duomo

Le Crete di Siena 5 Contadini calabresi Palermo: la sposa

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Marcella Pedone al lavoro in una miniera in Sardegna
Autoritrat­to Marcella Pedone al lavoro in una miniera in Sardegna
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