Velluto «gentile» e poi il saluto nel teatro vuoto
Esce, si inchina e congiunge le mani, poi allarga le braccia e sorride mentre le dodici modelle cinesi vestite in abiti lunghi e ricamati della collezione Privé popolano il suo teatro vuoto. Non ci sono gli applausi. Non c’è nessuno. Ma c’è il mondo, dall’altra parte dello schermo, che coglie in quei gesti parole sottintese: «Vi ringrazio così, con il mio lavoro e il rispetto per quello che sta succedendo nel vostro paese e anche qui da noi». Questo sembra dire Giorgio Armani in un finale così gentile. La decisione di sfilare in quel modo, a porte chiuse, lo stilista l’aveva presa con fermezza nella notte, dopo attente riflessioni. Un comunicato per spiegarlo anche se non ce ne sarebbe stato bisogno: «Per non esporre ad alcun rischio i propri ospiti» ha voluto fosse scritto. Nessuno ha obiettato, tutti hanno rispettato. Lo stesso presidente della Camera della moda, Carlo Capasa, che non aveva avuto nessuna indicazione sul fermare le sfilate, ha avuto riguardo della decisione di ognuno: «Era giusto così, lasciare la libertà di scegliere».
La gente ha capito e in milioni si sono collegate alle 16 in punto, diventate poi 16.36, esattamente come sarebbe successo in sala. I riti della moda, giusto.
«Note di velluto» il titolo di questa Giorgio Armani per il prossimo autunno inverno e subito è chiaro dove lo stilista ha deciso di andare, affidandosi a un materiale tanto gentile e rigoroso. Con il quale crea piccole giacche poggia su lunghe gonne a fiori astratti o colorati o sopra a pantaloni alla zuava infilati dentro gli stivali. E nel gesto «militare» il fil rouge, di quel maschile/ femminile che Armani sa maneggiare con grande maestria perché di fatto lo ha inventato lui.
I galloni e le allacciature di certe divise da eroe letterario e romantico appaiono qua e là sui lunghi cappotti, diritti e precisi. Pastrani neri profilati di ciclamino che ingentiliscono la visione. Così come il camouflage, astratto e colorato, dei completi, stempera l’effetto divisa. La sera luccica di cristalli e frange per abiti colonna impeccabili che lasciano le spalle nude o completi che ritrovano gonne e blouson ballon o i pantaloni serrati sulle caviglie.
Anche Lavinia Biagiotti decide all’ultimo minuto di sfilare a porte chiuse annullando poche ore prima il suo show al piccolo Teatro e invitando gli ospiti a collegarsi via streaming. Ci sono Pat e Anna Cleveland, madre e figlia, grande modella degli anni Settanta e Ottanta la prima e top di oggi la seconda, che comunque sfilano trascinando le modelle in una bellissima e intima performance con protagonista gli iconici abiti bambola di Laura Biagiotti interpretati a grandi fiori o a blocchi di colore accesi. Lavinia comincia anche a esprimere una sua personalità stilistica più vicina all’oggi con una serie di cappotti maschili morbidi, in cashmere ma anche in raso, o completi di lana tricottata più sporty.