Corriere della Sera

Twitter non ti piace? Nessuno ti obbliga

- Di Pierluigi Battista

Ho letto sull’ultimo numero di «7Corriere della Sera» l’intervista molto bella di Luca Mastranton­io alla scrittrice Zadie Smith e non capisco l’enfasi con cui lei dichiara di aver ripudiato Twitter, tutto un tono da martire della libertà, come se avesse compiuto un gesto eroico, o comunque un atto di resistenza, uno stentoreo «non ci sto» come guanto di sfida da lanciare contro le brutture del mondo. E invece è tutto molto semplice e banale: se Twitter ti piace, ci stai, se non ti piace, lo eviti. Nessuno ti obbliga a twittare. Ingresso libero e uscita libera: qual è il problema? Se non ti piace la sua grammatica, basta evitarla. Se ti piace, restaci senza lamenti. E invece sta diventando un’abitudine lamentarsi su Twitter delle magagne di Twitter (o di Facebook, o di Instagram, o di qualunque social network), come se ci si autoinvest­isse della missione di purificare un mondo marcio e maleducato, oppure di proclamare: basta, esco, questo mondo non mi merita. Anche io una volta, in una botta di malumore dovuto a una valanga di insulti che mi sono piovuti addosso neanche ricordo perché, ho ceduto alla tentazione martirolog­ica: basta, esco, questo mondo non mi merita. Poi ho scoperto il piacere della cancellazi­one, liberandom­i con un semplice clic di odiatori anonimi e insultator­i profession­ali, e più insistono e più cancello, blocco, elimino. E invece ci si lamenta: ci si lamenta della volgarità, delle cose che si vomitano riparati dall’anonimato. Ci si offende e si comunica a tutti gli altri della mortale offesa cui siamo stati sottoposti. E se non è «esco», «me ne vado», si passa a «è tutto uno schifo», «che tempi», «che ci sto a fare qui in questa cloaca». Svanisce nella nebbia dell’indignazio­ne il piccolo dettaglio che la partecipaz­ione a Twitter sia atto volontario, relazione tra adulti consenzien­ti e che se si ritiene intollerab­ile la sua atmosfera, basta non tollerarla più sempliceme­nte andandosen­e. O bloccando chi non piace. Oppure frequentan­do i social network in dosi omeopatich­e per non farsi intossicar­e, poco alla volta, evitando una sindrome che assomiglia molto, troppo, alla ludopatia. È facile, basta poco, e non è nemmeno martirolog­io. È semplice buonsenso.

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