La Roma si rialza ma ora deve correre
Poker al Lecce dopo tre sconfitte di fila
ROMA La stranezza era che, al fischio iniziale di Giacomelli, il Lecce fosse la squadra che veniva da tre vittorie consecutive in campionato e la Roma da tre sconfitte. È finita 4-0 e la Roma non ha quasi sudato. Pancia piena dei salentini o necessità giallorossa di riscattarsi davanti ai tifosi? Di sicuro Fonseca ha schierato la formazione giusta — con Under e Mkhitaryan che hanno dato la profondità per le aperture di Dzeko, sempre più rifinitore — e Liverani ha patito le assenze di Saponara, Falco, Farias e Babacar.
Il Lecce ha provato a fare la sua partita, senza chiudersi a riccio, ma ha pagato cari gli errori nell’impostazione: Petriccione, ad esempio, ha perso malamente il pallone da cui è nato l’1-0. Sprecata con Majer l’occasione del pareggio — su una dormita di Bruno Peres — i salentini hanno concesso il 2-0 nel finale di primo tempo e la partita è finita lì, nel segno di «Miki», che è il grande rimpianto della stagione romanista. L’armeno, in 724 minuti di campionato, ha messo insieme 5 gol e 2 assist.
La Roma aveva assoluto bisogno di confermare la vittoria ottenuta giovedì in Europa League, contro il Gent. Una questione soprattutto di morale. I giallorossi non vincevano in casa in campionato dal 15 dicembre 2019 (3-1 alla Spal) e non mantenevano la porta inviolata dal 6 dicembre (Inter-roma 0-0). Vincere aiuta a vincere e la prossima partita è una di quelle senza prova di appello: giovedì, in Belgio, si deve difendere l’1-0 dell’andata per qualificarsi agli ottavi di finale di Europa League. Il 4-0 al Lecce non risolve tutti i problemi, ma rasserena l’ambiente. La Curva Sud ha comunque fischiato e intonato cori di insulti a Kolarov dopo il 4-0, vecchie ruggini mai sopite. Dzeko ha invece raggiunto Montella a quota 102 gol nella classifica all time dei bomber giallorossi (sesto posto): un bel traguardo, anche se i gol si devono pure «pesare». Il bosniaco, in giallorosso, ne ha segnati 20 in 25 partite contro le neopromosse.
Per rincorrere il quarto posto e i milioni della partecipazione alla Champions League, sarà fondamentale ripetersi contro ogni tipo di avversario. Il passaggio della società da Pallotta a Friedkin è in dirittura d’arrivo: per costruire la Roma del futuro si devono far crescere i talenti (Pellegrini e Zaniolo in testa) e mantenere i migliori, a partire da Smalling, anche ieri sontuoso in un paio di chiusure difensive.