Il nuovo ruggito di Giugiaro
Le vetture progettate da Giorgetto e Fabrizio protagoniste al prossimo Salone di Ginevra
Vision 2030 e Desert Ride, le hypercar commissionate dall’arabia Saudita e in grado di affrontare qualsiasi terreno
È proiettata nel futuro già nel nome la Vision 2030, la hypercar che Giorgetto e Fabrizio Giugiaro stanno per portare al Salone internazionale di Ginevra (dal 5 al 15 marzo). Un doppio debutto, perché questo concept, al Motor Show svizzero, sarà affiancata — anteprima mondiale, svelata in esclusiva al Corriere — dalla sua evoluzione, l’hypersuv Desert Ride.
«Il nome Desert Ride richiama la vocazione di una possibile granturismo a quattro ruote motrici, in grado di affrontare percorsi molto impegnativi — spiega Fabrizio Giugiaro —. Il progetto base, la Vision 2030, è nata da una commissione dell’arabia Saudita: la richiesta era una 4x4 futuribile, sportiva, lussuosa, ecologica. La Desert Ride spinge all’estremo quella ”visione”, conserva il corpo centrale del concept originario e enfatizza la missione offroad: ruote e passaruota maggiorati, ruota di scorta all’esterno, posteriore specifico...».
Hypercar e hypersuv condividono l’architettura (due posti secchi, telaio e meccanica in alluminio, carrozzeria in carbonio) e il « cuore»: un sistema dalla potenza di 600 cavalli, formato da due motori elettrici da 200 kw ciascuno e da una batteria da 90 kw». La velocità massima raggiungibile è di 200 orari. «Su ogni terreno», sottolinea Fabrizio. La caratteristica della Desert Ride, infatti, è l’estrema versatilità dell’assetto e delle sospensioni: «Sviluppato a partire dalla Kangaroo, il sistema fa alzare la vettura e cambia la rigidezza delle sospensioni, che così si adattano alle altissime velocità anche nel fuoristrada più duro, tipo le dune dell’arabia Saudita».
I due concept sono un saggio di innovazione. Dal posizionamento a T delle batterie (corrono sotto il tunnel tra guidatore e passeggero e si estendono in perpendicolare alle loro spalle) alle due ali del tetto che si sollevano per agevolare l’accessibilità, alle «shadow lights», le luci di posizione nascoste che modellano un effetto «luce-ombra».
«Il nostro compito di desiscita gner — dice Giorgetto Giugiaro — è anticipare nuove architetture, andare oltre». Andare oltre in ogni senso: dopo aver lasciato, nel 2015, la sua Italdesign (acquisita dal gruppo Volkswagen, è oggi sotto il controllo della holding Lamborghini), Giorgetto, con il figlio Fabrizio, ha fondato nel 2016 la GFG Style. Il gusto della sfida è più vivo che mai. «Nel mondo dell’auto — spiega Giorgetto — c’è una crescente richiesta di consulenza». In 4 anni la GFG Style ha sfornato 7 concept, nate da collaborazioni europee, asiatiche e mediorientrali.
Ma a Ginevra ci sarà anche un terzo colpo di scena firmato GFG Style: la Bandini Dora, barchetta sportiva a zero emissioni che segna la rinadella romagnola Bandini Automobili. È la matrice delle future Bandini elettriche e porta il nome (Dora, appunto) della mamma del fondatore Ilario e di quella del pronipote Michele Orsi Bandini. Una due posti «edonistica» che riprende la filosofia delle sportive anni Cinquanta del costruttore. «Ci siamo ispirati alla Halo di Formula 1 — spiega Fabrizio Giugiaro —. Ecco allora il parabrezza pulito, come si usava una volta, senza rinforzi, il più lineare e leggero possibile, ma con una vera e propria sovrastruttura che si integra nello stile, con una marcata funzione protettiva sia per il conducente sia per il passeggero».