La «Corrida», lo show in cui manca sempre più spesso il talento
L a Corrida è molto più di un «format», è un classico televisivo ammantato di nostalgia per i suoi personaggi (Corrado, il maestro Pregadio, alcuni concorrenti iconici) e forse ancora di più per un’epoca tv che per chi l’ha vissuta resta indimenticabile. Chissà se Corrado si sarebbe mai immaginato gli esiti contemporanei del programma che, più di tutti, lo ha reso popolare tra il pubblico.
Guardando la nuova stagione dello show, ripartita su Rai1 il venerdì sera, ci si ritrova a farsi questa e altre domande fondative. La riproposta di questo titolo ha consentito alla Rai di avere una propria versione del people show, quello che altri editori propongono con blockbuster internazionali come Got Talent e Tu si que vales. Ma non sarà proprio questo uno dei problemi del programma? Il bacino di personaggi a disposizione non è infinito e ci s’immagina i direttori dei casting a litigarsi i «casi umani» migliori, ma anche i talenti, che rappresentano una componente importante del programma, e che in questa edizione sembrano più sacrificati a favore della quota freak, enfatizzata anche dalla giuria degli «experti», concorrenti del passato.
In questa nuova stagione si cerca di compensare la mancanza di talento con l’emozione dei filmati d’incoraggiamento dei familiari, per aggiungere quel tocco di tv della commozione alla categoria di «popolare» su cui il programma si esercita. Altra domanda: cosa ci fa Carlo Conti alla Corrida? È innegabilmente un professionista, ma guida il programma con lo stesso stile notarile che riserva agli altri suoi show.
Non è un intrattenitore e forse gestire i freak non è esattamente nelle sue corde: non ha il cinismo di Maria De Filippi, non ha la spregiudicatezza di Paolo Bonolis. La conduzione «in sottrazione», con le sottili prese in giro che passavano da minimi movimenti di mimica facciale, è rimasta irraggiungibile dopo Corrado.