«Più la città sarà unita e disciplinata prima uscirà dall’emergenza»
d Siamo nella città di Manzoni e della
L’incarico Renato Saccone, 63 anni, laureato in Legge, è il prefetto di Milano dal 30 ottobre 2018 campo con l’obiettivo di contenere e troncare la catena del contagio, ma nel contesto di una società complessa, estremamente intensa per mobilità e socialità: emerge dunque un valore fondamentale di precauzione per ridurre un rischio che esiste. A noi tocca attuare i provvedimenti, affinché per un tempo minore possibile vengano limitate le occasioni di aggregazione, ma non la vita sociale, che rimane l’essenza di Milano».
Una metropoli complessa è più vulnerabile se deve difendersi da un nemico impalpabile?
«Viviamo in una società di relazioni, alla quale però la tecnologia offre opportunità molto avanzate. Dobbiamo apprezzarle e metterle a frutto, come stanno facendo tantissime aziende, con lo smart working e le riunioni in video conferenza».
Le ordinanze, dalle chiusure delle scuole a quelle serali dei bar, sono molto restrittive.
«Ai cittadini sono state chieste delle rinunce, ma sono ben sorrette da finalità condivise e limitate nel tempo. Un’ordinanza non può prevedere tutto, il tema centrale è anche la consapevolezza dei cittadini. La rinuncia è finalizzata a un risultato importante e condiviso: allora
Il Politecnico di Milano. Per l’emergenza seguita alla diffusione del coronavirus in Italia e a scopo precauzionale, le università resteranno chiuse per ora in Lombardia, Veneto, Emilia-romagna, Friuli-venezia Giulia, Piemonte e Trentino-alto Adige quella rinuncia può diventare un elemento di forza, un rinsaldamento sociale. Oggi si tutela il diritto fondamentale alla salute, che ha la priorità, mantenendo l’equilibrio con la tutela degli altri diritti».
Quale scenario abbiamo davanti?
«Alcuni scenari sono stati delineati, ma dev’essere chiaro che quello che stiamo facendo, con misure anche di forte impatto, ha l’obiettivo di portarci con determinazione verso lo scenario migliore, quello più favorevole. Sia l’evoluzione degli scenari, sia l’efficiacia delle misure vengono verificati giorno per giorno».
Si può parlare di tempi?
«Ho lasciato Milano dieci anni fa e quando sono tornato ho trovato una città ancora più dinamica, vivace, con una altissima reputazione nel mondo. Per parlare di tempi bisogna attendere, ma credo che alla fine la reputazione di Milano potrà ancora aumentare quando, restando compatti, avremo superato questa emergenza».
Come sta rispondendo la città?
«La città è viva e mantiene la serenità. Noi lavoriamo alla piena attuazione delle ordinanze con le forze dell’ordine e gli operatori della sanità, che dobbiamo ringraziare. Aumentiamo l’igiene sui mezzi e negli uffici pubblici, mantenendo aperti i servizi essenziali. E Milano, con le aziende, i lavoratori, le comunità, i consolati, ha risposto con una grandissima responsabilità, confrontandosi con le istituzioni e mettendo in campo azioni di consapevolezza anche prima che venissero emanate le ordinanze».
quella lezione ci dice che il contagiato non è un “untore”, ma una persona che deve sentire solidarietà
d Restrizioni? La rinuncia è finalizzata a un risultato importante e condiviso: allora quella rinuncia può diventare elemento di forza, un rinsaldamento sociale