«Il rischio vero per il Paese sono le scelte irrazionali»
«Le piccole e medie imprese più forti, i cosiddetti campioni del made in Italy, possono resistere a qualche mese di smarrimento, ma quelle più fragili potrebbero subire un tracollo», afferma Marina Puricelli, docente all’università Bocconi di Milano ed esperta di Pmi, descrivendo l’emergenza coronavirus come «un fenomeno di irrazionalità collettiva», che però «farà molto male all’economia italiana». In un giorno, domenica, dopo le misure straordinarie annunciate dalle autorità, con la chiusura di scuole, musei, teatri e altri luoghi di aggregazione in 5 Regioni d’italia, «è cambiato tutto, anche negli umori degli imprenditori», sostiene. Giovedì, venerdì e sabato scorsi ha tenuto un corso agli imprenditori, «abbiamo parlato solo di crescita e organizzazione. Nessuno ha citato la parola coronavirus». Ieri la professoressa ha risentito al telefono alcuni degli imprenditori del corso: «Hanno espresso grande preoccupazione, alcuni mi hanno confessato che il loro telefono non ha mai smesso di squillare. Un imprenditore doveva andare a una fiera in Camerun, ma il consolato ora nega il visto agli italiani, non potrà partire». Spiega la finanza comportamentale: per effetto di percezioni distorte, si compiono scelte irrazionali, che però hanno un impatto sull’economia. Invece, «dal ‘98 a oggi, da Ebola alla Sars, abbiamo visto che gli effetti — anche forti — sui mercati finanziari e reali durano per 5 o 6 mesi, poi tutto riprende come prima. Mi auguro che sia così anche questa volta. In fondo non parliamo di peste o febbre gialla. Ancora oggi la polmonite fa molte più vittime».