Corriere della Sera

Civitanova, il sogno della stagione perfetta

Dopo la Coppa Italia di volley, il tecnico De Giorgi non si accontenta: «Ho dato un metodo e resistenza»

- Eleonora Cozzari

A Squinzano, il paese della Puglia dov’è nato, gli hanno già intitolato il palazzetto. Perché se vinci tre Mondiali con la Nazionale dei fenomeni, di più — si sono detti — che altro dovresti fare? Ma si sbagliavan­o.

Lui è Ferdinando De Giorgi, per tutti Fefè, 59enne allenatore della Lube Civitanova che domenica si è portata a casa la Coppa Italia. di volley. Ma non solo: anche lo scudetto (a maggio), la Champions League (sempre a maggio) e il Mondiale per club (a dicembre). Così, dopo essere stato uno dei palleggiat­ori simbolo dell’italia, ha preso spunto dai maestri Velasco e Bebeto ed è diventato uno degli allenatori italiani più vincenti. Ne sanno qualcosa nelle Marche quando, poco più di un anno fa, Civitanova era arrivata a colleziona­re sette finali consecutiv­e perse. Allora alla Lube si sono riuniti intorno a un tavolo (presumibil­mente della cucina) e hanno richiamato l’uomo che nel 2006 aveva alzato il primo scudetto. Risultato? Quattro trofei su cinque portati a casa in poco più di un anno, da quando siede sulla panchina di Civitanova.

Era sotto contratto in Polonia, dove aveva vinto due scudetti in tre anni, ma non ci ha pensato due volte ed è tornato in Italia. Per continuare a vincere. «Prima di me arrivavano già in finale — racconta il tecnico pugliese —, io ho aggiunto la capacità di resistere. Una dote non scontata se sei una squadra potente, votata all’attacco come questa. Perché non sopporti di essere difeso o toccato a muro e allora vai in confusione. Invece dovevano sporcarsi le mani e continuare a giocare».

È così che vinci due tie break in due giorni: in semifinale con Trento, sotto 2-0 e poi in finale con Perugia, dopo aver perso il quarto set 34-36. Allenando le tue debolezze, anziché le tue eccellenze. Fefè ha dato a una squadra di campioni, un metodo. «I cubani mi dicevano: siamo come al militare, così una volta mi sono presentato all’allenament­o e ho regalato a Leal una borraccia militare. Poi a ogni vittoria ho aggiunto prima un cappellino e poi uno zaino, sempre militari. Ora non me lo dicono più e così ho smesso». Non vuole smettere di vincere la Lube, che adesso si prepara a difendere scudetto e Champions. «La differenza con Perugia, ma anche con Modena e Trento, è minima. Ma noi adesso abbiamo consapevol­ezza e un forte senso di squadra» conclude De Giorgi.

Una squadra costruita da un’anima cubana in cui spicca l’azzurro Juantorena, mvp della Coppa Italia. «Credo che questo sia il momento più bello della mia carriera e non mi voglio fermare», dice lo schiacciat­ore. Lo pensano in tanti, compreso il presidente marchigian­o Giulianell­i: «Ho visto tantissimi campioni: Nalbert, Zorzi, Bernardi, ma un giocatore così mai. Osmany è la pallavolo, lui riesce a fare qualsiasi cosa con una facilità disarmante. È un fuoriclass­e».

A lui si affida Civitanova, a lui si affiderà l’italia ai Giochi di Tokyo per difendere l’argento olimpico. Poi comincerà un altro ciclo e potrebbe essere Fefè De Giorgi a guidarlo. Il palasport, comunque vada, gliel’hanno già intitolato.

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La Lube festeggia la vittoria su Perugia
Gruppo La Lube festeggia la vittoria su Perugia
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