Corriere della Sera

«Serve un segnale positivo, bisogna far ripartire subito fabbriche e stabilimen­ti»

Casasco (Confapi): devono diventare un luogo sicuro

- di Francesca Basso

MILANO «Dobbiamo evitare il panico. Servono regole precise e dirette per consentire alle aziende di tornare a lavorare: le fabbriche devono diventare dei posti sicuri con buone prassi e sistemi igienici». Maurizio Casasco è presidente di Confapi (Confederaz­ione italiana piccola e media industria privata) e presidente della Federazion­e nazionale dei medici sportivi.venerdì scorso ha scritto ai tre leader di Cgil, Cisl e Uil perché «è urgente adoperarsi insieme per attuare strategie di prevenzion­e e garantire la sicurezza e il benessere nei luoghi di lavoro. Le parti sociali possono svolgere un ruolo importante in questo momento». Ieri ha incontrato i ministri dello Sviluppo Stefano Patuanelli e del Lavoro Nunzia Catalfo.

Cosa ha chiesto al governo?

«Serve una catena di comando unica e coordinata per gli interventi. Serve che tutti i ministeri siano coordinati. Da medico dico che era illusorio pensare che il coronaviru­s non arrivasse dalla Cina e non andasse a coinvolger­e tutte le regioni, ma ha una mortalità molto più bassa rispetto all’influenza. Vanno bene le misure immediate però bisogna avere per l’industria anche una visione di medio termine altrimenti rischiamo di non rialzarci».

Cosa serve alla piccola e media industria?

«È giusto intervenir­e sulle aziende, è giusto che ci sia un’accesso più facile al credito e al fondo di garanzia. Bene anche la cassa integrazio­ne, la sospension­e dei contributi, delle imposte e delle rate dei mutui nelle zone rosse. Ma serve un sostegno e una semplifica­zione della fiscalità e dell’accesso ai fondi di garanzia anche per le aziende delle zone limitrofe. La piccola e media industria è quella che rischia di pagare di più perché ha una marginalit­à ridotta rispetto alle grandi aziende».

Le fabbriche non sono luoghi sicuri?

«Serve un decreto per le mascherine nelle aziende e siano chiari i processi di sanificazi­one, tenuto conto che il problema principale è la trasmissio­ne del virus. La prevenzion­e è fondamenta­le per riaprire le aziende. Il controllo nella piccola e media industria è minore rispetto alle grandi imprese, dunque serve una responsabi­lità da parte di tutti».

Ci sono rischi per l’export?

«Cominciamo già ad assistere a una penalizzaz­ione del nostro Made in Italy all’estero. La Germania, ad esempio, ha bloccato una fiera con espositori veneti. La Romania ha imposto la quarantena per i braccianti che rientrano da Lombardia e Veneto. La concorrenz­a straniera esagera e sta facendo passare la linea che i nostri prodotti non sono sicuri. Bisogna intervenir­e tempestiva­mente. Dobbiamo lavorare tutti insieme, con Confindust­ria, i sindacati e gli In sicurezza Servono regole precise e dirette per consentire alle aziende di tornare a lavorare in sicurezza

agricoltor­i. C’è un’intera filiera da considerar­e».

Il sistema rischia di collassare?

«Il tessuto connettivo della piccola e media industria sta vivendo una situazione molto difficile, se lo si manda in necrosi poi sarà difficile che le cellule si riprendano. Bene la cassa integrazio­ne, ma bisogna riportare i lavoratori nelle fabbriche».

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Una ragazza con il viso coperto da una mascherina attende un treno della metropolit­ana di Milano
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Presidente Maurizio Casasco è presidente di Confapi e presidente della Federazion­e nazionale dei medici sportivi

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