Corriere della Sera

La Juve non trova il gol: il Lione la punisce e così il ritorno è in salita

Messa sotto dal Lione non recupera Proteste per due rigori su CR7 e Dybala

- di Mario Sconcerti

Champions Deludente la prova bianconera ma si può rimediare

LIONE All’ennesimo colpo di vento, nemmeno così violento, la Juve cade anche a Lione. La buona notizia è che l’1-0 è rimediabil­e e non è una cosa da poco. Ma altri segnali positivi non se ne vedono. La squadra di Sarri non sembra una squadra: zero tiri nello specchio della porta (Dybala nel finale segna, ma in fuorigioco), ritmi blandi, idee poche e confuse e uno spirito di corpo ridotto al minimo. Da salvare c’è solo la rabbia utilizzata nell’assalto conclusivo, con due falli in area su Ronaldo e soprattutt­o su Dybala (tirato giù da Bruno Guimaraes) che sembrano piuttosto evidenti, ma non vengono presi in consideraz­ione dallo spagnolo Gil Manzano e dalla Var.

Peggio dell’arbitro, c’è solo la Juve: dopo la quinta sconfitta in trasferta da dicembre i dubbi sulla gestione tecnica e umana del gruppo da parte di Sarri aumentano, invece di diminuire. Con l’inter all’orizzonte, serve qualcosa in più di una reazione estemporan­ea o di una magia di Ronaldo. Stavolta dal portoghese arrivano solo cenni plateali di fastidio, i primi dopo appena 20’, quando fa segno ai compagni di salire (e Bonucci aveva già ripreso Matuidi nel riscaldame­nto). La Juve si illude di avere vita facile, perché lo stesso Cristiano dopo 5’ sfiora il gol con un tiro cross. Ma è l’unica fiammata. Il Lione, modesto in campionato e con Garcia fischiatis­simo, ha avuto due mesi per preparare la partita. E ha potuto assistere alla sofferenza bianconera contro Lazio, Atalanta e Verona che l’hanno affrontata con la difesa a 3, la spinta sugli esterni e la densità sulla trequarti. Nonostante il déjà vu, Sarri non attua contromisu­re e assiste all’arretramen­to della squadra, troppo molle anche col pallone tra i piedi.

Per aiutare il piccolo Lione, ci vuole comunque una situazione limite: un colpo fortuito datogli da Alex Sandro con il tacchetto vicino alla tempia destra fa sanguinare De Ligt, che deve essere medicato a bordo campo, lasciando la squadra in 10. In quel frangente la squadra di Garcia spinge sulla sua sinistra, il baby fenomeno Aouar smania di

mettersi in vetrina, ben sapendo che da due anni la Juve compra il miglior giocatore dell’avversario che l’ha eliminata dalla Champions (prima Ronaldo, poi De Ligt). E in effetti ci riesce bene, entrando facilmente in area e arrivando sul fondo per crossare. Al centro Tousart, già venduto per giugno all’hertha Berlino, non deve fare molta fatica per segnare il gol del vantaggio.

La Juve accusa il colpo e rischia. Ronaldo si sbraccia, fa cenno a Cuadrado e Rabiot di «tagliare» per portar palla più vicino all’area. Il portoghese stizzito corre negli spogliatoi e poi catechizza i compagni prima del ritorno in campo. L’ingresso di Ramsey e Higuain porta più uomini vicino all’area, ma Lopes non tocca mai palla. Le proteste finali, per il rigore che non c’è, sono giuste, ma non devono distoglier­e dal problema principale: non c’è nemmeno la Juve.

Sarri Ogni tanto sbagliamo approccio alle partite. Meglio nella ripresa, ma per una partita di Champions è ancora troppo poco. La palla gira lenta, dobbiamo lavorare

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(Epa) Decisivo Lucas Tousart realizza il gol partita
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