Lodi, aperta un’indagine per epidemia colposa
Hanno uno strascico giudiziario i dubbi del premier (smentiti dopo la querelle con il governatore lombardo Fontana) su come nell’ospedale di Codogno è stato gestito il caso del «paziente 1»: dopo le parole di Conte, la Procura di Lodi ha aperto un’inchiesta per epidemia colposa contro ignoti per accertare se siano state rispettate le misure contro la diffusione del Covid-19. I Nas hanno acquisito la cartella clinica del malato e stanno verificando, anche a Lodi e Casalpusterlengo, se tra i ricoverati dei giorni prima qualcuno possa essere sfuggito ai controlli anti virus. L’indagine, spiega in una nota il procuratore Domenico Chiaro, dovrà chiarire «eventuali responsabilità nella gestione» di quello che sembra essere il paziente uno «del più grosso focolaio» dell’epidemia. Quando il malato 38enne è arrivato al pronto soccorso il 18 febbraio non presentava nulla «che avrebbe potuto identificarlo come “caso sospetto” o “caso probabile” di coronavirus secondo le indicazioni della circolare ministeriale del 27 gennaio 2020», dichiara Massimo Lombardo, direttore dell’asst di Lodi. Il paziente «decideva di tornare a casa nonostante la proposta prudenziale di ricovero» ma si ripresentava la notte dopo. Veniva ricoverato in reparto e poi in rianimazione, dove scattavano le misure di sicurezza quando sono emersi contatti con un amico rientrato dalla Cina. La circolare del ministero della Salute pubblicata sul sito dice che chi si presenta con sintomi respiratori non deve avere contatti con altri pazienti. La notizia dell’indagine fa sobbalzare Matteo Salvini. «Saremmo all’assurdo: sarebbe il risultato delle insinuazioni del presidente del Consiglio. Medici, infermieri e volontari stanno rischiando per proteggere tanti italiani: meritano protezione e ringraziamenti». Chiaro precisa che «ogni eventuale responsabilità è tutta ancora da dimostrare» e che i sanitari, verso i quali c’è la «piena solidarietà» della Procura, che resistono «encomiabilmente alle restrizioni», a loro volta «sono da considerarsi vittime dell’eventuale reato».