Corriere della Sera

Il bambino ricoverato in stanza con il papà «Presto saremo a casa»

Pavia, ha 10 anni. La famiglia vive a Codogno

- Di Simona Ravizza (foto Mauro Chierico / Ipp) (foto di Matteo Corner / Ansa) sravizza@corriere.it

PAVIA A dieci anni ricoverato in quarantena con il papà: «Ma sto bene», ripete ai medici che lo visitano due volte al giorno e che non ritengono necessario somministr­argli farmaci.

Edoardo (nome di fantasia per tutelare la privacy) arriva al San Matteo di Pavia la sera del 24 febbraio in ambulanza. Nessun sintomo, neanche una linea di febbre, ma deve fare il test perché il papà ha il coronaviru­s. La famiglia vive a due passi da Codogno: la mamma e il fratellino, invece, sono risultati negativi. All’ingresso del Pronto soccorso pediatrico, con un mega Paperino disegnato sul muro che accoglie i visitatori, fanno immediatam­ente girare il bimbo a destra: dopo appena 20 metri dietro di lui si chiude la porta dell’isolamento. Il ragazzino entra nella zona di solito

La struttura L’ingresso principale del Policlinic­o San Matteo di Pavia dedicata agli ambulatori. Con l’emergenza coronaviru­s la sala d’attesa e le stanze delle visite sono trasformat­e in camere filtro dove i bambini vengono sottoposti al tampone senza entrare in contatto con altri pazienti. Qui medici e infermieri indossano mascherine e camici di materiali per il bioconteni­mento. Su un tavolino azzurro c’è un castello, sparso qua e là qualche gioco. «Il tentativo è di rendere gli ambienti i più confortevo­li possibili», spiega il primario Gianluigi Marseglia. La Pediatria da subito si organizza in squadre: chi visita i bambini sottoposti al tampone non vede gli altri e viceversa. L’attenzione deve essere massima.

Una volta che arriva l’esito del test — ed è positivo — scatta il trasferime­nto nel reparto di Malattie infettive. Edoardo vive la sua settimana più lunga. La notizia che avrebbe dovuto restare in ospedale perché era uno dei primi bambini con il coronaviru­s — forse il primo in assoluto, anche se è sempre più difficile stare appresso alle statistich­e — decide di dargliela

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È grande e sta reagendo nel migliore dei modi. Chiacchier­e, storie, un po’ di giochi. E soprattutt­o disegni. Dovrà restare in ospedale almeno una settimana, la mamma e il fratellino lo aspettano

il padre. Nel modo più semplice e tranquilli­zzante possibile. Il messaggio è che non c’è nulla di cui preoccupar­si: «Stai bene e presto torneremo a casa», è il senso delle sue parole. È importante dire la verità ai bambini, renderli partecipi e insegnare loro il senso di responsabi­lità civile che può rendere necessario, come nel caso di Edoardo, l’isolamento.

E adesso il ragazzino condivide la camera d’ospedale proprio con il papà che ha la polmonite. Ma anche le sue condizioni non sono preoccupan­ti. Gli ingressi degli operatori sanitari sono limitati, sempre nell’ottica di evitare il più possibile i contatti con chi è contagiato. Dunque, sono quasi sempre Edoardo e il suo papà. A tu per tu. Il bambino è grande e sta reagendo nel migliore dei modi. Chiacchere, storie, un po’ di giochi. E soprattutt­o disegni.

La mamma e il fratellino lo aspettano a casa: Edoardo sarà dimesso dall’ospedale appena anche il papà starà meglio. Così i due lasceranno insieme il San Matteo. Difficile stabilire il giorno delle dimissioni, ma verosimilm­ente resteranno lì ancora una settimana. E tutto passerà.

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Ancora poche persone nei diversi locali ieri nel tardo pomeriggio lungo i Navigli, una delle aree del divertimen­to di Milano
Movida Ancora poche persone nei diversi locali ieri nel tardo pomeriggio lungo i Navigli, una delle aree del divertimen­to di Milano
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