Il bambino ricoverato in stanza con il papà «Presto saremo a casa»
Pavia, ha 10 anni. La famiglia vive a Codogno
PAVIA A dieci anni ricoverato in quarantena con il papà: «Ma sto bene», ripete ai medici che lo visitano due volte al giorno e che non ritengono necessario somministrargli farmaci.
Edoardo (nome di fantasia per tutelare la privacy) arriva al San Matteo di Pavia la sera del 24 febbraio in ambulanza. Nessun sintomo, neanche una linea di febbre, ma deve fare il test perché il papà ha il coronavirus. La famiglia vive a due passi da Codogno: la mamma e il fratellino, invece, sono risultati negativi. All’ingresso del Pronto soccorso pediatrico, con un mega Paperino disegnato sul muro che accoglie i visitatori, fanno immediatamente girare il bimbo a destra: dopo appena 20 metri dietro di lui si chiude la porta dell’isolamento. Il ragazzino entra nella zona di solito
La struttura L’ingresso principale del Policlinico San Matteo di Pavia dedicata agli ambulatori. Con l’emergenza coronavirus la sala d’attesa e le stanze delle visite sono trasformate in camere filtro dove i bambini vengono sottoposti al tampone senza entrare in contatto con altri pazienti. Qui medici e infermieri indossano mascherine e camici di materiali per il biocontenimento. Su un tavolino azzurro c’è un castello, sparso qua e là qualche gioco. «Il tentativo è di rendere gli ambienti i più confortevoli possibili», spiega il primario Gianluigi Marseglia. La Pediatria da subito si organizza in squadre: chi visita i bambini sottoposti al tampone non vede gli altri e viceversa. L’attenzione deve essere massima.
Una volta che arriva l’esito del test — ed è positivo — scatta il trasferimento nel reparto di Malattie infettive. Edoardo vive la sua settimana più lunga. La notizia che avrebbe dovuto restare in ospedale perché era uno dei primi bambini con il coronavirus — forse il primo in assoluto, anche se è sempre più difficile stare appresso alle statistiche — decide di dargliela
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È grande e sta reagendo nel migliore dei modi. Chiacchiere, storie, un po’ di giochi. E soprattutto disegni. Dovrà restare in ospedale almeno una settimana, la mamma e il fratellino lo aspettano
il padre. Nel modo più semplice e tranquillizzante possibile. Il messaggio è che non c’è nulla di cui preoccuparsi: «Stai bene e presto torneremo a casa», è il senso delle sue parole. È importante dire la verità ai bambini, renderli partecipi e insegnare loro il senso di responsabilità civile che può rendere necessario, come nel caso di Edoardo, l’isolamento.
E adesso il ragazzino condivide la camera d’ospedale proprio con il papà che ha la polmonite. Ma anche le sue condizioni non sono preoccupanti. Gli ingressi degli operatori sanitari sono limitati, sempre nell’ottica di evitare il più possibile i contatti con chi è contagiato. Dunque, sono quasi sempre Edoardo e il suo papà. A tu per tu. Il bambino è grande e sta reagendo nel migliore dei modi. Chiacchere, storie, un po’ di giochi. E soprattutto disegni.
La mamma e il fratellino lo aspettano a casa: Edoardo sarà dimesso dall’ospedale appena anche il papà starà meglio. Così i due lasceranno insieme il San Matteo. Difficile stabilire il giorno delle dimissioni, ma verosimilmente resteranno lì ancora una settimana. E tutto passerà.