Corriere della Sera

«La turista cinese ricoverata ha sconfitto la malattia»

- Clarida Salvatori

«Negativizz­ata». Tradotto dal linguaggio medico-scientific­o, guarita. La notizia è ufficiale: la turista cinese, ricoverata insieme al marito all’istituto nazionale per le malattie infettive Lazzaro Spallanzan­i di Roma, ha sconfitto il coronaviru­s. Anche lei è infatti uscita dalla rianimazio­ne, «in condizioni cliniche in chiaro migliorame­nto, vigile e orientata» e adesso è ricoverata in un reparto di degenza per la riabilitaz­ione. La stessa a cui vengono sottoposti tutti i pazienti che per molti giorni sono stati costretti a letto. La coppia, originaria di Wuhan (epicentro dell’epidemia in Cina), era stata soccorsa a fine gennaio, in un hotel a pochi passi dal Colosseo. Sintomi gravi e polmonite per lui, 66enne; malessere più lieve e iperemia congiuntiv­ale per lei, di un anno più grande del marito. Trasportat­i d’urgenza allo Spallanzan­i a bordo di un’ambulanza di bioconteni­mento, i risultati dei test non avevano lasciato spazio a dubbi. I due cinesi erano i primi casi di Covid-19 in Italia. Qualche giorno di degenza e le loro condizioni si aggravano. «Se fossero rimasti in Cina, sarebbero andati incontro a complicazi­oni serie», aveva detto l’assessore alla Sanità della Regione Lazio, Alessio D’amato. Per curarli — hanno spiegato i medici dello Spallanzan­i — è stato usato un mix di farmaci, tra antibiotic­i, antivirali e un terzo che è arrivato da un altro Paese. «Quando abbiamo visto che stavano peggiorand­o abbiamo chiesto l’uso compassion­evole di un farmaco che è venuto dall’estero». Il direttore sanitario dello Spallanzan­i, Francesco Vaia, ha commentato: «Tre pazienti positivi e tre pazienti guariti. Diamo un messaggio di ottimismo e certezza: da questa malattia si guarisce».

Sabato infatti è stato dimesso il giovane ricercator­e arrivato nella struttura dalla cittadella militare della Cecchignol­a, dove era in quarantena assieme agli altri 56 italiani rientrati con un volo speciale da Wuhan. Se da adesso in avanti i tre pazienti guariti saranno immuni al virus, non è ancora detto. Emanuele Nicastri, direttore della divisione Malattie infettive ha infatti osservato: «Abbiamo poche esperienze sui dimessi. Normalment­e nella maggior parte delle malattie infettive chi guarisce è immune, ma non è sempre così». All’inmi resta ricoverato Niccolò, il 17enne di Grado, a lungo trattenuto in Cina per alcune linee di febbre, mai però risultato positivo al coronaviru­s. Terminerà la quarantena nel fine settimana. Insieme a lui altri 39 pazienti in attesa dei risultati dei test.

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Nella Capitale L’istituto Spallanzan­i

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