L’europarlamento: in quarantena i deputati di quattro regioni italiane
La raccomandazione rivolta dagli uffici interni a chi ha visitato Lombardia, Emilia-romagna, Piemonte e Veneto negli ultimi 14 giorni
BRUXELLES Diventa un caso la «raccomandazione» dell’europarlamento di una quarantena di 14 giorni per gli eurodeputati e i loro collaboratori passati nelle ultime due settimane in Lombardia, Piemonte, Emilia-romagna e Veneto, ritenute a rischio coronavirus come Cina, Iran, Corea del Sud e Singapore. Proteste immediate sono arrivate dalla Lega e Fratelli d’italia. Ora il presidente della Camera Ue David Sassoli e i leader dei gruppi politici dovranno occuparsene nella preparazione della sessione plenaria a Strasburgo (dove si vota), che inizia il 9 marzo e rischia di essere condizionata dalle assenze di quanti provengono dalle quattro regioni italiane. Ma già promette di rilanciare i dubbi sui controlli minimi e la poca trasparenza sul Covid-19 in altri Paesi Ue (a partire da Germania e Francia), sollevati su base bipartisan da eurodeputati come l’ex presidente dell’europarlamento Antonio Tajani di Forza Italia o Ignazio Corrao del M5S. Anche perché già sono arrivate richieste formali di un dibattito urgente a Strasburgo sul coronavirus.
La comunicazione dei questori dell’europarlamento prevede nel caso «si stia bene e non ci siano stati contatti con persone contagiate con il Covid-19» di «stare a casa in auto-isolamento e di non venire al Parlamento Ue (neanche al servizio medico)». Si dovrebbe poi «monitorare la propria salute e misurare la temperatura due volte al giorno per 14 giorni». Se, dopo questo periodo, «non si manifestano sintomi», si raccomanda una «visita dal medico di fiducia per ricevere» il via libera.
Nel caso di «contatti noti o sospetti con una persona contagiata dal coronavirus, o se si siano sviluppati sintomi», si raccomanda di «contattare il medico di fiducia per consigli e cure urgenti» e di «non recarsi in ufficio» senza «il via libera» del medico.
Le stesse precauzioni sono obbligatorie per tutto il personale della Camera Ue — dagli euroburocrati agli uscieri —, se passati per Lombardia, Piemonte, Emilia-romagna e Veneto. La quarantena è stata estesa ai giovani stagisti in arrivo a marzo. Per gli eurodeputati è stata scelta la formula della “raccomandazione” per rispettare il principio del non condizionamento dei comportamenti dei rappresentanti eletti dai cittadini.
«Le direttive del Parlamento
europeo relative alle misure di prevenzione dal coronavirus sono del tutto inefficaci, oltre che discriminatorie verso l’italia», ha protestato la Lega, annunciando di avere scritto «ai Questori e al Segretario generale del Parlamento» per contestare «un provvedimento che si basa su valutazioni errate e alquanto diverse sia dal modo in cui le autorità italiane stanno affrontando l’emergenza, sia dalle modalità espresse da altre istituzioni europee». La Commissione europea ha limitato le precauzioni alle “zone rosse” del Nord Italia. La richiesta leghista è che «il Parlamento Ue riveda immediatamente la propria comunicazione». Il capogruppo degli eurodeputati di Fdi Carlo Fidanza ha criticato anche perché «ovviamente nessuna limitazione ai colleghi francesi o tedeschi che vengono dalle zone dove ci sono stati i pochi (troppo pochi) casi segnalati». Fidanza ha promosso una lettera bipartisan dei capi delegazione italiani affinché non si proceda ad un’arbitraria discriminazione.
Una protesta l’ha inviata anche il presidente leghista del Consiglio regionale del Veneto Roberto Ciambetti, capo della delegazione italiana del Comitato delle Regioni europee di Bruxelles, aggiungendo che «c’è viva preoccupazione da parte di molti nostri concittadini di recarsi all’estero, in quei Paesi che non hanno ancora attivato misure pari alle nostre».