La scelta di Hong Kong, 1.180 euro (per tutti)
Ieri il ministro delle Finanze di Hong Kong ha annunciato che la città metterà sul conto corrente di ogni residente con più di 18 anni diecimila dollari locali, equivalenti a 1.180 euro. Per cercare di sostenere e possibilmente rilanciare l’economia, colpita dal blocco dell’attività a causa del Covid-19 (e dalle tensioni sociali del 2019). È il coronavirus che trasforma le regole del gioco anche in economia. Qualcosa di simile è stato annunciato nei giorni scorsi a Macao, che distribuirà alla popolazione voucher per acquisti, e a Singapore, che regalerà a ogni cittadino tra i 100 e i 300 dollari americani.
È la prima volta che, ufficialmente, i governi ricorrono a misure straordinarie di questo genere: da anni, nella letteratura economica si parla di «helicopter money», denaro distribuito dall’elicottero indistintamente a tutti, come azione estrema quando altre politiche di sostegno hanno fallito o una crisi rischia di finire fuori controllo; ma niente del genere era mai stato fatto in pratica. Il virus di Wuhan ha insomma aperto una nuova era nelle politiche finanziarie anticrisi e non è detto che ora l’esperimento si limiti alle tre città-stato asiatiche.
La prima candidata a prendere misure di superstimolo – anche se non ufficialmente «helicopter money» – è la Repubblica Popolare Cinese. Nelle settimane scorse Pechino ha abbassato il costo del denaro e spinto le banche a fare prestiti, il presidente Xi Jinping ha ordinato di tornare alla normalizzazione e ha incoraggiato a «raddoppiare gli sforzi per raggiungere gli obiettivi economici di quest’anno». Farà di tutto per centrare, nonostante l’epidemia, il target di crescita di almeno il 5,7% che consentirebbe di dire che dal 2010 l’economia cinese è raddoppiata in dimensione. Non sarà facile. E non è detto che basti l’elicottero.