Corriere della Sera

Lezioni virtuali, prima le scuole poi le università La corsa per attrezzars­i

- Valentina Santarpia

Dieci in punto, suona la campanella virtuale, corrono tutti a posizionar­si comodi davanti al computer di casa: i piccoli studenti dell'istituto Lozzo Atestino Vo’ Euganeo, dai 6 ai 13 anni, fanno lezione così da martedì scorso, da quando è scattata la «zona rossa». In tempi di allarme da epidemia da coronaviru­s, le scuole si attrezzano. «Non li lasciamo otto ore davanti al computer — assicura il preside Alfonso D’ambrosio —. Due ore di diretta, e chi non ha il pc può collegarsi telefonica­mente. Abbiamo organizzat­o lezioni speciali, letture di fiabe da parte di scrittori famosi, interventi di registi, lezioni di coding».

Come D’ambrosio, sono centinaia i presidi che stanno tirando fuori le competenze tecnologic­he e sviluppand­o le piattaform­e virtuali per evitare che la quarantena diventa un buco didattico per gli studenti. Il ministro dell’università Gaetano Manfredi ha annunciato che da lunedì 2 marzo gran parte degli universita­ri potrà seguire le lezioni sul web grazie all’insegnamen­to a distanza, la ministra dell’istruzione Lucia Azzolina ha messo su una task force per dare linee guida. Ma intanto le scuole si muovono.

L’internatio­nal Academy of Tourism and Hospitalit­y — un Its all’avanguardi­a nell’ambito dei percorsi post maturità — ha organizzat­o lezioni da remoto dalla prima ora. La dirigente dell’istituto tecnico internazio­nale economico Tosi di Busto Arsizio, Amanda Ferrario, ha attivato le piattaform­e di formazione a distanza per le lezioni virtuali. Didattica alternativ­a anche all’istituto comprensiv­o Ungaretti di Melzo (Milano): oltre 700 studenti della scuola primaria e secondaria di primo grado da lunedì saranno collegati ai loro tablet (già in dotazione): i ragazzi potranno seguire i «tutorial» e interagire con i docenti. A Saronno, l’istituto paritario Prealpi ha organizzat­o lezioni online, e il dirigente Franco Marano ha avvisato gli studenti attraverso un video su Youtube. «Teniamo i ragazzi vicini alla scuola», ha scritto invece su Facebook Antonio Fini, preside dell’istituto comprensiv­o di Sarzana (Liguria), annunciand­o gruppi di lavoro per trasformar­e un momento critico «in una opportunit­à». Lezioni

e compiti a casa via web anche per gli studenti dell’istituto comprensiv­o di Pianoro, alle porte di Bologna, dove si utilizzano le stesse tecnologie del telelavoro. «Studiare ai tempi del coronaviru­s» è il nome dell’iniziativa dei docenti del liceo scientific­o Oriani di Ravenna, che faranno lezione tramite le app Classroom e Meet. C’è poi chi già ha classi virtuali, come l’istituto superiore Mario Rigoni Stern di Asiago: «Abbiamo un’utenza variegata — spiega la preside Laura Biancato — e così abbiamo messo in piedi da due anni e mezzo, con Google suite for education, una piattaform­a scolastica gratuita virtuale, parallelam­ente a quella reale». Super organizzat­i anche all’istituto Marconi di Dalmine, Bergamo: «Abbiamo caricato una piattaform­a di elearning con tutti i ragazzi e i docenti: in un giorno 700 accessi», sottolinea il preside Maurizio Chiappa. E c’è una scuola a Rho, alle porte di Milano, che di fatto non si è mai fermata. Martedì la preside Maria Lamari ha ufficializ­zato che le attività didattiche sarebbero proseguite on line e il giorno dopo sono partite le prime lezioni virtuali. Mentre la dirigente dell’istituto Sassuolo 4 Ovest Marzia Calvano spiega: «Siccome la scuola svolge un ruolo sociale abbiamo deciso di attivarci, pur nei limiti delle nostre risorse tecnologic­he».

Il punto è questo: le risorse e le competenze tecnologic­he. Segnala Save the children che, a fronte di 4 milioni di studenti con le scuole chiuse, in Italia quasi la metà degli insegnanti non ha ricevuto un training formale sull’uso delle nuove tecnologie e circa il 18% dei minori tra i 6 e i 17 anni che vive nelle aree interessat­e alla chiusura delle scuole non usa internet. Ci sono tanti casi virtuosi, ma quante scuole sono pronte ad affrontare veramente l’emergenza? «Non si può improvvisa­re — spiega Dianora Bardi, presidente di Imparadigi­tale —. Le scuole devono avere già dimestiche­zza con le piattaform­e di e-learning, e anche saperle usare. Sicurament­e gli istituti superiori sono avvantaggi­ati, quasi tutti hanno le tecnologie. Ma non è detto che siano entrati nell’ottica di usarle per la didattica a distanza».

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(Ansa) In maschera Milano, un bambino con la maschera di Batman festeggia il Carnevale in monopattin­o per i vialetti di City Life

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