Gabry, 100 giorni dopo il trapianto Il papà: ora vorrei restituire il dono
Ha due anni, l’operazione al midollo a Brescia. «Ci sono tanti bambini da aiutare»
La vicenda
● Gabriele, «Gabry Little Hero» nella pagina Facebook che i suoi genitori hanno creato per lui, è un bambino di due anni
● Per guarire dalla rara malattia genetica da cui è affetto dalla nascita, il 12 novembre scorso ha fatto un trapianto di cellule midollari agli Spedali Civili di Brescia
● Il 9 dicembre scorso è stato trasferito in un alloggio messo a disposizione a Brescia da Abe, l’associazione bambino emopatico
● Lunedì Gabry è ritornato a casa sua a Milano, con papà Cristiano, mamma Filomena e la gemellina Benny
● Ad accoglierlo c’erano i suoi vicini di casa che gli hanno preparato una festa con i palloncini e gli striscioni
Ci sono code che vale la pena di fare. Non per accaparrarsi una mascherina di garza o sei flaconi di candeggina. Ma per trovare il proprio «gemello genetico»: un Gabriele sconosciuto, e forse lontano, la cui sopravvivenza davvero dipende da un gesto, uno soltanto, di generosa volontà. Per Gabriele Costanzo, 2 anni e mezzo di vita strappati con un trapianto di midollo osseo a una rarissima malattia potenzialmente mortale (Sidf, Anemia sideroblastica con immunodeficienza delle cellule B), si erano messi in fila in migliaia. Proprio come nel caso di Alex, Alessandro Maria Montresor, più o meno coetaneo, salvato da un appello sui social che gli ha aperto la via da Londra al Bambin Gesù di Roma.
Pochi giorni fa anche Gabriele, operato agli Spedali Civili di Brescia, ha finito la sua quarantena in una camera sterile e ha festeggiato, finalmente a casa, i cento giorni dal trapianto delle cellule midollari: «Diciamo, per restare in tema, che usciamo dalla zona rossa e stiamo entrando nelle zone gialle» conferma il suo papà, Cristiano, 42 anni, ingegnere informatico, felice del traguardo raggiunto. Ce ne saranno altri, promette, e non solo per il suo bambino.
Dopo aver riempito le piazze di aspiranti «gemelli genetici» di suo figlio, Cristiano
Costanzo vuole fare il possibile per trovare altri duemila abbinamenti perfetti: quanti sono i pazienti in attesa in Italia di un donatore. La possibilità di incontrarlo, per ognuno di loro, è una su centomila.
La stessa lotteria era stata prospettata a Cristiano e Filomena Costanzo quando sono diventati genitori di una coppia di gemelli, Benedetta e Gabriele, già sapendo che il maschietto sarebbe nato con un problema grave. Il piccolo soffre di ipoacusia bilaterale profonda neurosensoriale da entrambe le orecchie, quindi non ci sente. Ma speciali impianti cocleari, interni ed esterni, bypassano con successo la sua sordità. La notizia peggiore doveva ancora arrivare: «Dopo quindici ricoveri - ricapitola il padre - è stata identificata la sua malattia genetica. Ci sono solo venti casi al mondo. Ho chiesto quanto a lungo potesse vivere e mi hanno detto che l’aspettativa di vita arriva a quattro anni. C’era una speranza: il trapianto di midollo osseo».
Tutto stava nel trovare in tempo il possessore del tessuto che potesse miracolosamente adattarsi all’organismo di Gabriele. Né i genitori né la sorellina sono compatibili.
Da ingegnere informatico, il padre è partito in esplorazione degli anfratti virtuali a caccia del santo graal. Ha studiato. «Tanto. Non conoscevamo nemmeno la differenza fra midollo osseo e midollo spinale». Si è rivolto all’admo (Associazione donatori di midollo osseo) del cui consiglio direttivo ora fa parte. Ha organizzato consulti a distanza. «Contattando le famiglie di altri pazienti nel mondo, sono arrivato agli altri medici e ho cercato di metterli in contatto fra loro». Ha avviato ricerche parallele nel registro nazionale e in quello mondiale dei potenziali donatori. «E ho scoperto che devono essere rinfoltiti. In Italia ci sono 435 mila donatori che, secondo la percentuale di compatibilità, possono soddisfare sì e no quattro malati. In Germania il 10% della popolazione è iscritta nel registro, ossia 8 milioni di persone».
Il «gemello» (al 90%) di Gabriele è un anonimo straniero spuntato tra i 37 milioni di donatori disponibili al mondo. I Costanzo non possono né vogliono sapere chi è, ma vorrebbero restituire ad altri ciò che lui (o lei) ha regalato al loro bambino il 12 novembre scorso. Salvo deroghe, sono entrambi oltre i limiti anagrafici per iscriversi al registro italiano (minimo 18 anni, massimo 35). Quindi fanno campagna attraverso il profilo Facebook del loro piccolo superman «Gabry little hero» e per conto dell’admo, nelle piazze e in Rete. Gabriele e la sua mamma sono tornati a casa, a Milano, lunedì scorso. Ora che la famiglia è riunita, Benedetta solleva la mano del fratellino come l’arbitro il guanto del pugile vincente. Ha capito tutto.