AUTONOMIA, LA POLITICA SICILIANA NON NE HA FATTO BUON USO
Caro Aldo, le chiedo di spiegarmi perché dal 1947 la Sicilia è ancora Regione autonoma a statuto speciale, e perché ancora nessun governo ha mai deciso di sospendere dopo 70 anni questa incomprensibile grande facilitazione. In materia di agricoltura, industria, urbanistica, turismo, istruzione e molti altri temi, lo Stato centrale non ha potere legislativo e le decisioni le prendono gli organi regionali. Gli scandali non hanno prodotto alcuna retromarcia verso volumi di spesa in linea con le regole dello Stato centrale. Non sarebbe ora di rivedere per la Sicilia e anche per le altre quattro Regioni autonome tutti questi privilegi?
Fausto Romano fausto.romano@email.it Caro Fausto,
Dopo la seconda guerra mondiale la Sicilia fu percorsa da spinte separatiste, che si esaurirono solo quando la mafia venne a patti con la Democrazia cristiana. L’autonomia fu concessa all’epoca anche ad altre Regioni di confine: la Venezia Giulia (cui fu associato il Friuli) sulla quale aveva messo gli occhi Tito; la Valle d’aosta concupita da de Gaulle; l’alto Adige tormentato dal terrorismo (cui fu associato il Trentino); la Sardegna anch’essa tentata dal separatismo. In effetti oggi, per diversi motivi, quelle remote cause non esistono più. Si discute se la Sicilia abbia fatto buon uso della sua autonomia. All’evidenza, no. E non solo per i vergognosi privilegi dei «deputati» regionali.
Credo che non esista al mondo una terra più ricca di meraviglie naturali e artistiche: templi greci che neanche in Grecia, mosaici bizantini che neanche a Bisanzio; il vulcano più alto d’europa che cade a strapiombo su spiagge caraibiche e mari caldi da Pasqua a Natale. La classe politica siciliana è riuscita a far fallire tutto questo. Il turismo è in aumento, ma è lontanissimo dall’organizzazione — migliaia di voli diretti dal Nord-europa, grandi alberghi, infrastrutture — che ha cambiato l’economia delle Baleari e delle Canarie. I siciliani sono giustamente orgogliosi della loro isola. Ma sembrano anche suscettibili. Il grande lamento nazionale ha contagiato anche loro. Sono stato ospite di una scuola a Palermo: la preside era neoborbonica. Un siciliano neoborbonico è come un ghiacciaio in fiamme o un deserto gelido: un ossimoro. I siciliani si ribellarono ai Borbone più volte. E a liberare la Sicilia non furono certo i Mille da soli; furono i siciliani; Garibaldi si limitò ad accendere la miccia dell’insurrezione. Ma tutto questo è oggi dimenticato.