Viaggio in una mente malata, la metamorfosi di Bardem
BERLINO Sally Potter non è dovuta andare lontano per The Roads not taken, il film che la riporta alla Berlinale con un grande cast a tre anni da The Party, altre tinte. «Questa storia l’ho trovata nella mia vita, mio fratello ha avuto una forma di demenza. E’ morto. Gli sono stata accanto, senza lasciarlo un attimo, per due anni. Guardavo i suoi occhi assenti e mi chiedevo: dove sta andando, quando sembra così lontano da me?».
Un’odissea, un puzzle. Un giorno nella vita di Leo, interpretato da Javier Bardem, e la sua caotica mente. Leo da giovane arrivò in America dal Messico, e ora vive a New York aiutato dalla sua amorevole figlia, Elle Fanning, che al cinema recitò a 13 anni per Sally Potter in Ginger & Rosa, la regista ricorda «la professionalità con cui restituì esperienze che non aveva vissuto nella sua giovane vita».
Leo farfuglia qualcosa in modo slegato e incoerente, ma dalla sua prospettiva le cose sono diverse. Il titolo rimanda al poema di Robert Frost, «divergevano due strade nel bosco e io ho preso quella meno battuta…». «What if…», Cosa sarebbe successo se… è lo snodo drammaturgico. «Ho cercato di mettermi nelle scarpe di Leo – dice la regista – e abitare la sua mente, vivere un’esistenza parallela pensando alle strade non prese. Leo vive una realtà cieca agli occhi degli altri, totalmente differente che la sua disabilità mentale gli permette di vedere». Eccolo come scrittore su un’isola greca, o indietro nel tempo nel Messico rurale accanto al giovane amore Dolores, che è Salma Hayek, il loro figlioletto morì.
Forse per allentare la drammaticità, Bardem arrivava sul set gridando: «Cabrones» e scherzava con Salma Hayek, «la migliore amica di mia moglie» (Penelope Cruz. ndr). E l’attrice: «Venni qui nel 1995 per il mio primo film, Mi vida loca; era inconcepibile che un’attrice messicana potesse far carriera in USA scostandosi dalle telenovelas, il mio destino ha a che fare con questo film». Alla regista interessava «non il rimpianto ma la complessità umana. La disabilità può essere vista come un paradossale e magico dono».