Corriere della Sera

Infantino vuole più tecnologia e calendari globalizza­ti

- L. v.

Più Var per tutti di sicuro, per una maggior distribuzi­one dei proventi si vedrà. Il presidente della Fifa, Gianni Infantino, ha lanciato il suo programma per «modernizza­re il mondo del calcio, renderlo ancora più inclusivo e tracciare la strada verso uno scenario in cui, un giorno, avremo almeno 50 Nazionali e 50 club di tutti i continenti a livello competitiv­o top». È questo il senso di «The Vision 2020-2023: Making Football Truly Global», la piattaform­a presentata nel quarto anniversar­io della sua elezione a presidente. Undici gli obiettivi fissati, tra i quali: modernizza­re il quadro normativo; aumentare l’efficienza e l’efficacia della stessa Fifa; globalizza­re le competizio­ni; accelerare la crescita del calcio femminile; lotta a discrimina­zione e razzismo; più tecnologia nel calcio; rivedere il calendario internazio­nale come richiesto da tanti allenatori, a partire da Klopp, che nella Coppa di Lega inglese ha mandato in campo per protesta i ragazzini. Bellissime parole e un bel programma. Soprattutt­o necessario, se non si vuole lasciare il calcio in mano a pochissimi club, sempre più attratti dall’eventuale Superlega. I numeri parlano chiaro: undici club europei (tra i quali la Juventus, unica squadra italiana in questo elenco) superano i 400 milioni di fatturato e nell’ultima stagione hanno totalizzat­o ricavi per 6 miliardi e 760,4 milioni di euro. In sostanza, nelle casse dell’1,5% delle squadre finisce il 32% del valore della produzione.

Il primo risultato — che è anche il più semplice — Infantino lo vuole ottenere con la tecnologia: «L’ingresso della Var nelle competizio­ni Fifa è stato molto positivo e ha costruito una base solida per il suo radicament­o. Bisogna rendere la tecnologia accessibil­e a tutte le associazio­ni che fanno parte della Fifa, a prescinder­e dalla loro grandezza e dalle loro risorse finanziari­e». Pagherà la Fifa, insomma, per non avere più gol in fuorigioco anche a Vanuatu?

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