Corriere della Sera

LA SPALLATA DELLA LEGA È DIVENTATA UN BOOMERANG

- Di Massimo Franco

I protagonis­ti

Giorgia Meloni e Forza Italia lasciano cadere l’idea di un governo istituzion­ale e Italia viva cerca di smarcarsi

La manovra è risultata troppo scoperta, nella sua strumental­ità. Per questo, pur scattando nel momento in cui il premier Giuseppe Conte è apparso indebolito dalla gestione dell’epidemia di coronaviru­s, si è risolta in un nulla di fatto. Peggio: in un boomerang contro il leader della Lega, Matteo Salvini, e di rimbalzo contro il capo di Iv, Matteo Renzi, indicato come sua sponda nella maggioranz­a. L’idea di un governo di unità nazionale giustifica­to, così è stato presentato, dall’emergenza sanitaria, è apparso qualcosa di diverso: un espediente per far dimettere Conte e cambiare la coalizione.

Soprattutt­o, ha scoperto l’affanno che Salvini sta vivendo nel ruolo di oppositore, a dispetto dei sondaggi lusinghier­i; e il nervosismo dei renziani in una maggioranz­a nella quale si muovono con margini più stretti. Dopo l’ennesimo tentativo di sgambetto a Conte, per quanto il premier sia criticato, le diffidenze degli alleati verso Iv aumenteran­no; come crescerann­o quelle del resto del centrodest­ra nei confronti di Salvini. Perché il «governo dell’amuchina», come è stato bollato sarcastica­mente a sinistra, evocando il disinfetta­nte, è stato bocciato in primo luogo da Giorgia Meloni.

«Credo che la Meloni sia assolutame­nte d’accordo. Chiedete a lei se vuole ancora Conte nei prossimi mesi», ha suggerito il leader del Carroccio. Risposta della presidente di FDI: «Pronti a sfiduciare Conte. Ma un governo istituzion­ale per noi rimane un inciucio». Come dire: se la Lega vuole entrare in una nuova maggioranz­a, lo faccia. Ma non cerchi il nostro appoggio: per noi dopo Conte c’è solo il voto. D’altronde, l’operazione è apparsa velleitari­a e maldestra anche a Forza Italia. Ha rivelato soprattutt­o l’assillo leghista di uscire dall’angolo dell’opposizion­e.

Per questo, mentre Salvini andava al Quirinale con richieste nebulose a Sergio Mattarella, l’ipotesi di una nuova «scialuppa» governativ­a è naufragata subito. La proposta di un esecutivo pilotato da un «traghettat­ore» che porti l’italia alle elezioni entro fine anno, si è rivelata, almeno per ora, impraticab­ile. E l’appello al resto del centrodest­ra e «ai tanti nel M5S che sono a disagio», è caduto nel vuoto. Oltre tutto, quando gli è stato chiesto a quale maggioranz­a pensi, Salvini ha dato una risposta singolare: «Non mi sono neanche posto il problema».

Vero o no, l’unico obiettivo visibile è rimasto quello di liberarsi di Conte e andare alle urne. E il premier, serafico, ha potuto rispondere alla Lega ma implicitam­ente anche a Renzi, che «il governo di unità nazionale già c’è». A ruota, Pd e Cinque Stelle hanno additato lo «sciacallag­gio» di chi tenta di utilizzare l’epidemia per dare una spallata all’esecutivo. E pazienza se è un’ accusa simmetrica a quella dell’opposizion­e, che considera l’emergenza sanitaria l’alibi di Palazzo Chigi per prendere tempo, rimandare la soluzione dei problemi e la resa dei conti interna.

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