La vendetta di Al Pacino
«Hunters», serie su una squadra a caccia di nazisti Le associazioni ebraiche: troppi falsi storici sui lager
La scena contestata Una partita a scacchi con gli ebrei usati come pedine umane schwitz Memorial ha criticato la rappresentazione fittizia di quanto successo nel lager, descrivendo come pericoloso questo racconto troppo creativo della realtà. In particolare non è piaciuta una scena, che descrive una partita a scacchi con gli ebrei usati come pedine umane, uccise nel momento in cui una mossa determina una cattura.
In un tweet Auschwitz Memorial ha fatto sapere che quei luoghi erano intrisi di sofferenze e dolori ben documentati dai sopravvissuti e che inventare un falso gioco perverso non solo può essere pericoloso ma può diventare anche utile ai negazionisti. Rischio reale se si pensa che un recente studio ha rivelato che il 60% degli americani ha posizioni antisemite (e anche in Italia, Eurispes fa sapere che un italiano su sei sostiene che la Shoah non sia mai esistita).
Il creatore della serie, David
Weil, la cui nonna è una sopravvissuta all’olocausto come la parente del protagonista, ha risposto alle critiche spiegando che il racconto ha tratto aspirazione da eventi reali ma non ha mai avuto aspirazioni documentaristiche e che la principale preoccupazione della produzione era quella di raccontare la persecuzione ebrea senza attingere da esperienze personali. «Quello che era importante per me – dice l’autore – era rappresentare il sadismo e la violenza perpetrata dai nazisti nei confronti degli ebrei e di altri gruppi di popolazione».
Per Al Pacino si tratta di sterili polemiche: «Quando ho letto il copione del primo episodio ho capito subito che si sarebbe trattato di un progetto significativo e importante. Amo quando riesco a percepire un racconto personale nelle sceneggiature che ricevo. Questa storia lo è e così ho voluto saperne di più e poi farne parte». Del suo personaggio, il ricco Meyer Offerman, dice: «Si tratta di una personalità complessa e misteriosa che si scoprirà man mano che la serie proseguirà con gli episodi».
Offerman ripete spesso un detto ebreo: la migliore forma di vendetta è la felicità, salvo poi correggersi. «Non è vero, la migliore forma di vendetta è la vendetta». Per David Weil il fine ultimo è fare arrivare lo spettatore a porsi delle domande: «Se cacciamo i mostri, se li uccidiamo per vendetta, se placchiamo così la nostra sete, rischiamo di diventare a nostra volta dei mostri?».
d Accetto le critiche ma non avevo alcuna intenzione documentaristica: nel thriller rappresento il sadismo e la ferocia nei confronti delle vittime L’autore David Weil