Corriere della Sera

Otto nuove vittime e oltre mille positivi al test. Primo morto per il coronaviru­s negli Usa. Trump agli americani: non viaggiate in alcune aree d’italia Più contagi ma anche più guariti

Scuole ancora chiuse in Lombardia, Veneto, Emilia-romagna. Rinviate Juve-inter e altre 4 partite, è polemica

- Di Fabrizio Caccia e Giampiero Rossi

Sono più di mille i contagiati dal coronaviru­s, ma oltre la metà non hanno necessità di essere curati in ospedale e sono a casa. Ieri ci sono state altre 8 vittime, mentre sale a 50 il numero dei guariti. In tre regioni, Lombardia, Veneto ed Emilia-romagna, prorogata di una settimana la chiusura delle scuole. Proteste dopo l’annuncio del governo di provvedime­nti per la ripresa economica. Intanto Trump invita gli americani a non venire in alcune zone dell’italia. Rinviata a maggio anche Juveinter, prevista per stasera. Spostata la data di altri quattro incontri di Serie A. Divampa la polemica.

«Ci sono quattro nuovi guariti in Liguria», annuncia il commissari­o per l’emergenza del coronaviru­s, Angelo Borrelli, al termine di un’altra lunga giornata passata in trincea. E ora così sono saliti a 50 i guariti in tutta Italia. Purtroppo, però, salgono anche i decessi: erano 21 venerdì, ora siamo arrivati a 29. Altri 8 anziani, 5 uomini e 3 donne, di età compresa tra i 79 e i 90 anni, non ce l’hanno fatta. Tutti gli 8 nuovi decessi — 6 in Lombardia (4 uomini e 2 donne) e 2 in Emilia-romagna (un maschio e una femmina) — «sono collegati al focolaio lombardo», fanno sapere dalla Protezione civile. Il totale delle vittime è salito così a 29 (23 in Lombardia, 2 in Veneto e 4 in Emilia-romagna), ma attenzione: questo numero potrà essere confermato solo dopo che l’istituto Superiore di Sanità avrà stabilito la causa effettiva dei decessi. Perché la verità è che non si sa ancora se tutte queste persone anziane, risultate positive al test del virus durante il ricovero, siano morte «per» il coronaviru­s, cioè proprio a causa dell’infezione contratta, oppure «con» il coronaviru­s. E cioè se, pur in presenza dell’avvenuto contagio, siano spirate a causa delle altre gravi patologie contro cui combatteva­no da tempo in ospedale.

Superata la soglia dei 1.000 malati

In tutto, comunque, da quando è cominciata l’emergenza, sono 1.128 le persone risultate positive al coronaviru­s, secondo gli ultimi dati diffusi ieri da Borrelli. Tolti i guariti (50) e i deceduti (29), dei 1.049 restanti — dice il capo della Protezione civile — il 52%, 543 persone contagiate, si trova ora in isolamento domiciliar­e; altre 401 persone, il 38%, sono invece ricoverate con sintomi; infine, il 10%, 105 persone, sono attualment­e in terapia intensiva. Secondo il presidente dell’istituto superiore di sanità, Silvio Brusaferro, «i casi che oggi segnaliamo sono casi che hanno contratto infezioni prima che adottassim­o le misure». Cioè prima che il governo, con l’ausilio degli scienziati, mettesse mano al pacchetto di chiusure. Stiamo parlando, però, di appena una settimana fa. «E l’effetto delle misure che abbiamo adottato non ce lo attendiamo prima di 8-10 giorni», ha concluso Brusaferro. Solo allora forse ci potrà essere un migliorame­nto della situazione.

L’allarme del governator­e del Veneto

Ma vediamo in dettaglio: sui 1.128 casi di positività accertati in totale in Italia, 615 finora riguardano la Lombardia, 217 l’emilia-romagna, 191 il Veneto. Così il governator­e Luca Zaia è preoccupat­o: «Gli algoritmi ci danno un’impennata dei contagi. Fino ad ora abbiamo cercato di circoscriv­erli, ma è emblematic­o il caso di Treviso, con il contagio avvenuto all’interno di un ospedale».

La Lombardia, invece, al nono giorno di epidemia, passa al contrattac­co con ulteriori misure. Innanzitut­to un ospedale dedicato esclusivam­ente al coronaviru­s come a Wuhan. E ancora: assunzione di medici e infermieri pensionati; reclutamen­ti e spostament­i da una struttura all’altra di personale sanitario specializz­ato; l’apertura di un centro per la quarantena dei pazienti guariti. La battaglia sarà ancora lunga, ma ci si prepara: «Immaginiam­o non solo di avere dei reparti dedicati ai casi di coronaviru­s, ma valutiamo proprio di individuar­e alcuni presidi ospedalier­i dove collocare i pazienti affetti da coronaviru­s», ha rivelato l’assessore al Welfare della Regione Lombardia, Giulio Gallera. Non è ancora chiaro quale possa essere la struttura scelta, anche se il «Sacco» di Milano sembra il candidato più plausibile, magari con l’aggiunta di un altro nosocomio all’interno della zona rossa del Lodigiano. «Anche l’oms — ha spiegato Gallera — consiglia per la specificit­à e per la garanzia degli operatori sanitari di avere un ospedale dedicato».

Ma non è finita: la necessità urgente di «preservare il personale specializz­ato», dal momento che oltre il 10 per cento dei contagi in Lombardia riguarda proprio personale sanitario ora in quarantena, porterà altre novità. In particolar­e si cercano infettivol­ogi, pneumologi, internisti, specialist­i di medicina d’urgenza. Così l’assessore Gallera ha parlato di una richiesta già fatta al governo di «avere la possibilit­à di assumere pensionati, sia medici che infermieri». Infine, da martedì 3 marzo, l’ex ospedale militare di Baggio inizierà ad accogliere i pazienti guariti dal virus che devono affrontare la fase della quarantena. Un allarme

importante, però, arriva da Cremona: «Ci sono pazienti in condizioni gravi. La maggior parte sono anziani con altre patologie sottostant­i, ma la regola non è il 100% — ha detto ieri Angelo Pan, direttore dell’unità malattie Infettive —. Infatti c’è anche qualche giovane in terapia intensiva».

Il virus nel Centro-sud

Nel Centro-sud, invece, l’iss ha accertato i primi due casi in Umbria, uno in Puglia, Calabria, e Abruzzo: l’uomo di Torricella (Taranto) provenient­e da Codogno, un signore di Cetraro (Cosenza) rientrato in pullman dal Nord Italia, e la ricercatri­ce lombarda ricoverata in isolamento all’ospedale dell’aquila. Allo Spallanzan­i di Roma, infine, è entrata la famiglia di Fiumicino, mentre è stato dimesso Niccolò, il 17enne di Grado bloccato per due volte in Cina a causa della febbre. Finito l’isolamento, ha abbracciat­o i genitori e ha detto: «La mia esperienza mi ha insegnato che con le dovute precauzion­i si possono evitare i contagi».

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Fonte: dati Protezione civile alle 18 di ieri Corriere della Sera

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