Guzzetti: Milano è forte e ripartirà
L’ex presidente della Lombardia e filantropo: «Ho visto tanti esempi di senso del dovere»
«Noi milanesi abbiamo nel Dna fiducia e speranza. Siamo forti, supereremo tutto». Così Giuseppe Guzzetti, politico e ambrosiano doc.
«N oi milanesi e lombardi abbiamo nel Dna la fiducia e la speranza. Siamo usciti dalla guerra e da un bombardamento che aveva distrutto tutto e tutto e stato ricostruito: ne abbiamo superate tante, supereremo anche questa».
L’avvocato Giuseppe Guzzetti, prima politico, poi amministratore e infine filantropo ambrosiano doc, non nega che esista un problema: «Non è che vedi tutti i giorni il Duomo e la Scala sbarrati, le strade in centro semideserte, i ristoranti con la cucina chiusa. I ritmi abituali delle nostre vite, le nostre relazioni e anche il mondo produttivo e industriale sono messi in crisi. Ma Milano sa come comportarsi in queste situazioni, ne ha vissute altre».
I ritmi abituali delle nostre vite, le nostre relazioni e anche il mondo produttivo sono messi in crisi, ma Milano sa come comportarsi in queste situazioni
Se ci dicono che bisogna contenere la diffusione del virus dobbiamo accettare questi sacrifici Certo, non siamo abituati a stare fermi ma ascoltiamo le indicazioni degli esperti
A quali periodi pensa?
«Banalmente, la nevicata dell’85 aveva bloccato la città. E prima ancora c’era stata l’emergenza diossina che avevo gestito da segretario della Democrazia cristiana e poi da presidente della Regione Lombardia, con centinaia di persone portate via dalle loro case e ospitate negli alberghi. Sono momenti difficili, in cui la politica prende decisioni forti e in cui la nostra gente ha sempre risposto con il senso di responsabilità come sta facendo anche oggi».
Oggi pero c’è un virus. Non è peggio?
«È peggio perché è un nemico che non conosci e per questo ti spaventa di più. Quando Renzo nei “Promessi Sposi” arriva in città e c’è la peste, si trova un bastone puntato contro. Ma oggi possiamo contare sui progressi della scienza e della ricerca: non dobbiamo dimenticare che abbiamo alle spalle bravissimi ricercatori, virologi, medici, scienziati che sanno quello che fanno e il nostro sistema sanitario è solido. Per questo dobbiamo fidarci».
Non crede che alcuni dei provvedimenti presi siano stati un po’ esagerati?
«Fidarci vuole dire capire che se ci dicono che bisogna contenere la diffusione del virus dobbiamo accettare questi sacrifici. Certo che non siamo abituati a stare fermi e abbiamo forti preoccupazioni per il turismo, per le aziende, per le partite Iva. Ma la salute viene prima di tutto e quindi ascoltiamo le indicazioni degli esperti che consigliano i nostri politici. Io sono tranquillo, i cittadini devono stare tranquilli perché non siamo in mano a ciarlatani».
Ma questa paura, le corse a fare scorte nei supermercati?
«Io non ho visto fenomeni di panico diffuso e i milanesi e i lombardi in maggioranza hanno tenuto i nervi saldi. Anzi, abbiamo letto di tanti che anche nella zona rossa cercano di aiutare la comunità, di molti volontari che si mettono a disposizione. Mi ha impressionato leggere che nell’ospedale di Codogno tanti medici sono rimasti al loro posto da quella prima notte, dando una dimostrazione di grande senso del dovere. Anche questo è il Dna della nostra terra: abbiamo aiutato le gente del terremoto e dello tsunami, non dobbiamo aiutarci fra di noi?».
Nessuna delusione?
«Io sono un europeista convinto ma in questa circostanza l’europa ha perso un’occasione: dove sono la solidarietà, il senso di qualcosa di comune? Questa chiusura di ciascuno nei propri confini temo che alla lunga potrà far guadagnare consenso agli antieuropeisti. Servono, come diceva Sturzo, gli Stati Uniti d’europa e in questa vicenda proprio non li abbiamo visti».
Siamo di fronte a un evento che rischia di mettere in crisi il modello Milano?
«La città dopo l’expo ha preso un enorme slancio e bisogna riconoscere che un contributo importante lo ha dato l’amministrazione comunale con gli ultimi sindaci e in particolare con Beppe Sala, che interpreta bene lo spirito ambrosiano. Credo che appena sarà finita questa emergenza Milano riprenderà il suo ruolo di leadership».
E le ricadute negative per l’economia?
«Ho letto uno studio di Intesa Sanpaolo che stima al 2 per cento l’impatto di questa crisi sul Prodotto interno lordo del 2020: se saranno effetti così contenuti è sicuramente una buona notizia».
La nostra immagine nel mondo subirà un contraccolpo?
«Stiamo affrontando un virus. Le nostre capacità imprenditoriali, scientifiche, innovative, solidali restano intatte e torneranno ad essere apprezzate, senza suscitare gelosie inutili nel Paese e fuori di qui. Bisogna solo mantenere il nostro spirito positivo e poi ci rimboccheremo le maniche. Come sempre».