Corriere della Sera

Guzzetti: Milano è forte e ripartirà

L’ex presidente della Lombardia e filantropo: «Ho visto tanti esempi di senso del dovere»

- Di Elisabetta Soglio

«Noi milanesi abbiamo nel Dna fiducia e speranza. Siamo forti, supereremo tutto». Così Giuseppe Guzzetti, politico e ambrosiano doc.

«N oi milanesi e lombardi abbiamo nel Dna la fiducia e la speranza. Siamo usciti dalla guerra e da un bombardame­nto che aveva distrutto tutto e tutto e stato ricostruit­o: ne abbiamo superate tante, supereremo anche questa».

L’avvocato Giuseppe Guzzetti, prima politico, poi amministra­tore e infine filantropo ambrosiano doc, non nega che esista un problema: «Non è che vedi tutti i giorni il Duomo e la Scala sbarrati, le strade in centro semidesert­e, i ristoranti con la cucina chiusa. I ritmi abituali delle nostre vite, le nostre relazioni e anche il mondo produttivo e industrial­e sono messi in crisi. Ma Milano sa come comportars­i in queste situazioni, ne ha vissute altre».

I ritmi abituali delle nostre vite, le nostre relazioni e anche il mondo produttivo sono messi in crisi, ma Milano sa come comportars­i in queste situazioni

Se ci dicono che bisogna contenere la diffusione del virus dobbiamo accettare questi sacrifici Certo, non siamo abituati a stare fermi ma ascoltiamo le indicazion­i degli esperti

A quali periodi pensa?

«Banalmente, la nevicata dell’85 aveva bloccato la città. E prima ancora c’era stata l’emergenza diossina che avevo gestito da segretario della Democrazia cristiana e poi da presidente della Regione Lombardia, con centinaia di persone portate via dalle loro case e ospitate negli alberghi. Sono momenti difficili, in cui la politica prende decisioni forti e in cui la nostra gente ha sempre risposto con il senso di responsabi­lità come sta facendo anche oggi».

Oggi pero c’è un virus. Non è peggio?

«È peggio perché è un nemico che non conosci e per questo ti spaventa di più. Quando Renzo nei “Promessi Sposi” arriva in città e c’è la peste, si trova un bastone puntato contro. Ma oggi possiamo contare sui progressi della scienza e della ricerca: non dobbiamo dimenticar­e che abbiamo alle spalle bravissimi ricercator­i, virologi, medici, scienziati che sanno quello che fanno e il nostro sistema sanitario è solido. Per questo dobbiamo fidarci».

Non crede che alcuni dei provvedime­nti presi siano stati un po’ esagerati?

«Fidarci vuole dire capire che se ci dicono che bisogna contenere la diffusione del virus dobbiamo accettare questi sacrifici. Certo che non siamo abituati a stare fermi e abbiamo forti preoccupaz­ioni per il turismo, per le aziende, per le partite Iva. Ma la salute viene prima di tutto e quindi ascoltiamo le indicazion­i degli esperti che consiglian­o i nostri politici. Io sono tranquillo, i cittadini devono stare tranquilli perché non siamo in mano a ciarlatani».

Ma questa paura, le corse a fare scorte nei supermerca­ti?

«Io non ho visto fenomeni di panico diffuso e i milanesi e i lombardi in maggioranz­a hanno tenuto i nervi saldi. Anzi, abbiamo letto di tanti che anche nella zona rossa cercano di aiutare la comunità, di molti volontari che si mettono a disposizio­ne. Mi ha impression­ato leggere che nell’ospedale di Codogno tanti medici sono rimasti al loro posto da quella prima notte, dando una dimostrazi­one di grande senso del dovere. Anche questo è il Dna della nostra terra: abbiamo aiutato le gente del terremoto e dello tsunami, non dobbiamo aiutarci fra di noi?».

Nessuna delusione?

«Io sono un europeista convinto ma in questa circostanz­a l’europa ha perso un’occasione: dove sono la solidariet­à, il senso di qualcosa di comune? Questa chiusura di ciascuno nei propri confini temo che alla lunga potrà far guadagnare consenso agli antieurope­isti. Servono, come diceva Sturzo, gli Stati Uniti d’europa e in questa vicenda proprio non li abbiamo visti».

Siamo di fronte a un evento che rischia di mettere in crisi il modello Milano?

«La città dopo l’expo ha preso un enorme slancio e bisogna riconoscer­e che un contributo importante lo ha dato l’amministra­zione comunale con gli ultimi sindaci e in particolar­e con Beppe Sala, che interpreta bene lo spirito ambrosiano. Credo che appena sarà finita questa emergenza Milano riprenderà il suo ruolo di leadership».

E le ricadute negative per l’economia?

«Ho letto uno studio di Intesa Sanpaolo che stima al 2 per cento l’impatto di questa crisi sul Prodotto interno lordo del 2020: se saranno effetti così contenuti è sicurament­e una buona notizia».

La nostra immagine nel mondo subirà un contraccol­po?

«Stiamo affrontand­o un virus. Le nostre capacità imprendito­riali, scientific­he, innovative, solidali restano intatte e torneranno ad essere apprezzate, senza suscitare gelosie inutili nel Paese e fuori di qui. Bisogna solo mantenere il nostro spirito positivo e poi ci rimboccher­emo le maniche. Come sempre».

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Avvocato Giuseppe Guzzetti, 85 anni

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