Corriere della Sera

Pressing politico sulla serie A Telefonate, sospetti e interessi

Il retroscena della decisione presa da Dal Pino Il timore di una diretta tv con lo stadio chiuso che avrebbe dato «l’immagine di un Paese malato»

- Di Daniele Dallera

Sacrosanto sostenere «la salute prima di tutto». Quella del calcio, però, rischia di guastarsi, con gravi conseguenz­e. Si può dire vabbé ci sono vicende più importanti del pallone, sicurament­e più delicate, ma non si possono neppure trascurare valori, regolarità dei campionati, sentimenti di milioni di tifosi e non ultimi interessi economici. Ed è proprio perché ballano milioni di euro che è stato cancellato, in una notte agitatissi­ma, il piano di giocare a porte chiuse 5 partite, tra queste la sfida stellare Juve-inter, rinviandol­e tutte al 13 maggio.

Una decisione presa da Paolo Dal Pino, neoeletto alla presidenza della Lega calcio di serie A, direttamen­te dagli Stati Uniti dove si trova per contatti ad alto livello al fine di ossigenare i diritti tv del calcio italiano. Una missione importante guastata dalle tante telefonate e dai molti messaggi che gli arrivavano dall’italia: il virus abbatte ogni confine mandando in testacoda il calcio italiano. Hanno iniziato a tempestarl­o di telefonate Vincenzo Spadafora, ministro dello Sport, Massimilia­no Fedriga, governator­e leghista del Friuli-venezia Giulia che sponsorizz­ava il rinvio di Udinese-fiorentina, sostenuto dalla famiglia Pozzo al comando della società friulana. Un accerchiam­ento per il numero 1 della Lega calcio Dal Pino: Juve-inter a porte chiuse trasmessa in tv «avrebbe dato al mondo l’immagine di un Paese malato».

Andrea Agnelli, presidente della Juve e mal disposto verso una partita blindata con l’inter, preferiva dialogare con Spadafora. Anche Gravina, presidente della Federcalci­o, ha avuto un ruolo importante. Resta il fatto che la più felice di questa svolta è proprio la Juve. Che potrebbe godere, se passasse l’opzione governativ­a dell’esclusione territoria­le di spettatori da Lombardia,

Veneto ed Emilia, anche di un parterre privilegia­to per la semifinale di Coppa Italia col Milan. Qui, basta aspettare qualche ora.

Proprio quello che non ha voluto fare Dal Pino, attendere, consultars­i, riunire un cda straordina­rio, non dare retta solo a Spadafora e agli oppositori delle porte chiuse. Non è facile guidare un calcio confindust­riale così ricco di interessi, l’uno contro l’altro, nessuno ha la ricetta ideale, ma con l’abbattimen­to delle porte chiuse e il rinvio di cinque partite al 13 maggio, ha messo a soqquadro la serie A presente e futura. Basti pensare che Inter-samp rischia di non avere una data sul calendario. La motivazion­e di Dal Pino è alta: «Nessuno mi convincerà a pensare che è meglio giocare a porte chiuse una partita, Juve-inter, con una audience potenziale di 2 miliardi di telespetta­tori trasmessa in 202 Paesi che rinviare questa e altri incontri soprattutt­o se c’è chi ipotizza un migliorame­nto nelle prossime ore delle condizioni di vita rispetto alla minaccia del coronaviru­s». Non c’è niente da fare, si torna sempre lì, a Juve-inter e ai soliti sospetti.

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