Pini o auto elettriche? La scelta di Berlino
L e formiche sono già state messe in salvo. Interi nidi d’imenotteri sono infatti stati spostati in un’altra zona del bosco. Lucertole e serpenti verranno trasferiti non appena si saranno destati dal letargo invernale. Quanto ai pipistrelli, si sta cercando una soluzione. E poi naturalmente c’è il tetto dell’intero complesso coperto di pannelli solari, il trenino elettrico per andare dalla città in fabbrica senza inquinare e non ultimo la creazione di un nuova foresta, tre volte più grande e biologicamente molto più ricca e varia dell’area disboscata, popolata soltanto di pini.
Ma per la Gruene Liga e l’associazione per la tutela del paesaggio e la protezione delle specie del Brandeburgo, quelle misure da agenda verde messe in atto dall’azienda non erano sufficienti: il mega impianto della Tesla, il più grande investimento di Elon Musk in Europa, doveva aspettare. Soprattutto, doveva essere fermato l’abbattimento in corso di 92 ettari di conifere nel sito di Grunheide, una quarantina di chilometri a est di Berlino, necessario per liberare il terreno sul quale dovrà sorgere la Gigafactory.
Non più. Rimangiandosi l’ingiunzione di sospensione dei lavori, emessa in seguito al ricorso delle due organizzazioni ambientaliste, l’alto tribunale amministrativo di Berlinobrandeburgo ha ora deciso che la parziale deforestazione può continuare, avendo l’azienda americana ottenuto tutti i necessari permessi delle autorità nel pieno rispetto della legge. E
Peter Altmaier, ministro dell’economia È un investimento che concilia difesa dell’ambiente, posti di lavoro e tecnologie del futuro anche se l’approvazione del progetto esecutivo dell’impianto non è stata ancora concessa, Musk è ora sulla buona strada per rispettare la sua ambiziosa tabella di marcia: produrre ogni anno fino a 500 mila auto elettriche (i modelli 3 e Y del marchio Tesla) a partire dal luglio 2021, creando qualcosa come 12 mila posti di lavoro.
Esulta il ministro federale dell’economia, Peter Altmaier, che giudica la sentenza «un segnale importante» per un investimento che «concilia difesa dell’ambiente, posti di lavoro e tecnologie del futuro». Mentre è palpabile la delusione di Gruene Liga. «Distruggere mezza foresta, quando ancora tutti gli aspetti del progetto devono essere chiariti, mi sembra un modo sbagliato di procedere», dice uno dei leader della protesta, Heinz-herwig Mascher, secondo il quale gli ambientalisti non hanno «alcun pregiudizio negativo contro Tesla e i suoi obiettivi», ma sono «preoccupati dal trattamento preferenziale che le è stato accordato». Il riferimento è al fatto che l’autorizzazione ad abbattere i pini sia stata data in fretta e furia, poiché Tesla voleva completare il lavoro prima della fine di febbraio. Da oggi infatti
Il tribunale autorizza a disboscare per fare posto alla fabbrica Tesla E i verdi tedeschi si dividono: «Per Musk trattamento di favore» «Non si può essere solo contro»
scattano le severe regole del Land per la protezione della fauna durante il periodo della riproduzione e fino all’autunno non è possibile abbattere neppure un solo albero. Questo avrebbe comportato un ritardo di almeno sei mesi sulla tabella di marcia.
Gli ecologisti di Grunheide non si arrendono e annunciano nuove dimostrazioni e proteste. Tanto più che la città dell’est rimane divisa sulla Tesla. Per alcuni infatti è l’opportunità del secolo dopo le delusioni seguite alla riunificazione, per altri un esempio d’intervento coloniale, che non tiene in conto le loro legittime preoccupazioni, a cominciare dall’abnorme consumo d’acqua del futuro impianto. Eppure Tesla ha istituito un ufficio d’informazione in città dove i residenti possono scrivere a Musk (Caro Elon,...) per fare le loro obiezioni.
Ma la vicenda delle auto elettriche nel Brandeburgo è diventata caso da manuale di una battaglia per la modernità, concentrato di tutte le contraddizioni, le ansie e le strumentalizzazioni politiche che l’impiego delle nuove tecnologie nel contesto di un modello di sviluppo sostenibile comporta. Intanto c’è la polemica interna ai Verdi: l’iniziativa della lega di
Grunheide è stata infatti sconfessata dal vertice federale dei Gruenen. «È assurdo — ha detto il vicepresidente dei deputati verdi al Bundestag, Oliver Krischer —- fare di un bosco di pini un terreno di lotta che non ha nulla a che vedere con la difesa della natura». «Non si può essere sempre contro tutto», riassume Ramona Pop, ministra verde dell’economia nel Land di Berlino, confermando come il gruppo dirigente nazionale, proiettato verso il governo del Paese e attento a consolidare un consenso ormai intorno al 20% degli elettori, sia ormai insofferente verso un ambientalismo arcaico fondato soltanto sui divieti. Non manca neppure la demagogia politica di Alternative für Deutschland, l’estrema destra nazionalista, che respinge il progetto perché a beneficiarne non sarebbero i tedeschi, ma soprattutto i lavoratori polacchi, il confine è a pochi chilometri, pronti ad accettare salari più bassi.
Ma la sentenza del Tribunale amministrativo è una svolta. Dopo 30 anni di disoccupazione elevata e scommesse fallite, a Grunheide l’auto elettrica potrebbe conciliare ambiente e lavoro.