«J’accuse» di Adèle Haenel: il trofeo a Polanski ci offende
Nella notte dei César la rivolta dell’attrice, paladina del Metoo in Francia
«Viva la pedofilia! Vergogna!». È da poco passata la mezzanotte di venerdì alla Salle Pleyel di Parigi, dove è in corso la cerimonia dei César (gli Oscar del cinema francese), e l’attrice Adèle Haenel in abito da sera lascia la platea, poi applaude sarcastica e grida la sua indignazione mentre aspetta il cappotto per andarsene. Il regista Roman Polanski ha appena vinto il premio come miglior regista per il film L’ufficiale e la spia.
«Premiare Polanski sarebbe sputare al volto di tutte le vittime, vorrebbe dire che non è poi così grave violentare le donne», aveva detto qualche giorno prima Adèle Haenel. Così ha deciso di abbandonare la serata, seguita dalla sua compagna Cèline Sciamma, regista di Ritratto della giovane in fiamme e da altre partecipanti alla serata.
Nel novembre 2019 Haenel ha accusato il regista Christophe Ruggia di avere compiuto molestie sessuali su di lei quando aveva tra i 12 e i 15 anni. Haenel ha raccontato la dominazione psicologica e fisica
Protesta
Pleyel di Parigi, che ospitava i César: attori e registi sono dovuti passare attraverso un cordone di sicurezza, tra i fumogeni, per raggiungere il red carpet subita da Ruggia, che adesso è sotto inchiesta.
Haenel è diventata così una delle protagoniste del movimento Metoo nel cinema francese, che è accusato di rispondere agli stessi meccanismi maschilisti e alla stessa omertà di quello americano. Se negli Stati Uniti il bersaglio principale è il produttore Harvey Weinstein, appena condannato, in Francia il simbolo delle violenze sulle donne nel cinema è Roman Polanski, tuttora perseguito dalla giustizia californiana per lo stupro nel 1977 dell’allora 13enne Samantha Geimer. Polanski è stato poi accusato di percosse e violenze sessuali da altre 11 donne, l’ultima delle quali è la francese Valentine Monnier, nel novembre scorso.
L’86enne regista autore di L’ufficiale e la spia è stato colpito dalle polemiche anche quando ha presentato il film alla Mostra del cinema di Venezia,
l’estate scorsa. Venerdì sera non era presente alla cerimonia, così come mancava tutta l’équipe del film, compreso l’attore protagonista Jean Dujardin già premio Oscar per The Artist. Da anni ormai non solo in Francia imperversa il dibattito sulla possibilità di considerare l’opera di Polanski come distinta dalla sua vicenda personale. E la linea prevalente del governo, dopo l’uscita di L’ufficiale e la spia, era di riconoscere la grandezza del cineasta pur condannando le sue azioni.
Il film poi racconta un episodio centrale nella storia di Francia, ovvero l’ingiusta persecuzione del capitano ebreo Alfred Dreyfus alla fine dell’ottocento.
Indignata L’attrice francese Adèle Haenel (31 anni) ha lasciato la cerimonia dei César, l’oscar francese, per contestare il premio a Roman Polanski (83), in alto a sinistra Il film ha avuto critiche eccellenti pressoché unanimi, ma prima della cerimonia di venerdì sera il ministro della Cultura, Franck Riester, aveva dato un’indicazione pesante: «Premiare L’ufficiale e la spia come miglior film sarebbe comprensibile, meno accettabile invece dare a Polanski il premio di miglior regista». Posizione ribadita ieri, dopo che i giurati non lo hanno ascoltato premiando Polanski con gesto di indipendenza dal potere politico. Il cinema francese è spaccato: il sentimento più diffuso è la solidarietà con Adèle Haenel e le tante donne che fanno di Polanski il simbolo di un’era da superare.
Polemica «Premiarlo come regista vuol dire che non è poi così grave violentare le donne»
Ma non mancano le voci che difendono il regista e la scelta di premiarlo. La moglie Emmanuelle Seigner, per esempio, ieri ha osato definire «pazze isteriche» le donne che accusano il marito. Fanny Ardant: «Voglio molto bene a Roman Polanski, quindi sono contenta per il suo premio», o ancora Brigitte Bardot che ringrazia il regista per «salvare il cinema francese dalla mediocrità». Adèle Haenel invece ne è convinta: «Volevano separare l’uomo dall’artista, ma così separano gli artisti dal resto del mondo».