Tenta una rapina: ucciso a 16 anni Gli amici assaltano il pronto soccorso
Napoli, l’uomo è indagato. Il ragazzo è morto dopo il ricovero: gli amici devastano l’ospedale
Un 16enne è stato ucciso durante un tentativo di rapina in centro a Napoli. A fare fuoco con la Beretta d’ordinanza un giovane carabiniere a casa in licenza. Era in auto con la fidanzata. Minacciato con un’arma finta, una replica perfetta, ha reagito. Il rapinatore colpito alla testa. Gli amici hanno devastato il pronto soccorso.
NAPOLI Come se fosse un territorio di guerra, Napoli conta in una sola notte un ragazzo di 16 anni ucciso mentre cercava di rapinare l’orologio a un carabiniere fuori servizio, un Pronto soccorso devastato dagli amici della vittima e rimasto chiuso fino a sera, e un assalto a colpi di pistola contro la principale caserma dell’arma che ci sia in città.
Come se fosse un territorio di guerra, Napoli si ritrova per l’ennesima volta prigioniera di una criminalità che non è più camorra, non è organizzazione né sistema. È delinquenza improvvisata e perciò anche senza limiti. Una pistola, pure finta, uno scooter e via. Poi o si torna con un bottino da camparci sei mesi e fare shopping nelle boutique di Chiaia o non si torna affatto.
Tre giorni fa, in una intervista al Mattino, l’ex capoclan dei Quartieri spagnoli Ciro Mariano, tornato libero dopo 30 anni di carcere, ha lanciato un appello ai giovani di quei vicoli invitandoli a tenersi lontano dal crimine. Una volta gli bastava sussurrare e tutti ubbidivano, adesso le sue parole suonano quasi disperate. Perché Ugo Russo, il sedicenne morto l’altra notte, veniva proprio dai Quartieri, e dai Quartieri sono partiti tutti quelli che hanno devastato il pronto soccorso del Vecchio Pellegrini dove lui è stato portato che ancora respirava.
Nemmeno un’ora prima era in giro su uno scooter insieme con un amico, pure lui minorenne (identificato e fermato già ieri mattina). Nella tasca del giubbotto una pistola finta ma imitata bene, una di quelle che girano tra chi vuole fare il criminale ma non sa nemmeno come procurarsi un’arma vera. Ugo era un ragazzino che non andava a scuola, ma durante la settimana lavorava. Si arrangiava con quello che capitava, e se in passato aveva già rapinato qualcuno l’aveva fatta franca, perché precedenti a suo carico non ce ne sono. Comunque aveva l’occhio abituato a individuare il bottino buono, perché il Rolex sul polso di quel ragazzo che stava in macchina con la fidanzata lo ha notato subito. Devono averli seguiti per un po’, e il momento per agire lo hanno scelto quando l’auto ha imboccato via Generale Orsini, una strada larga con bei palazzi d’epoca che, pur incrociando l’affollato lungomare, è sempre un po’ isolata, ci sono solo portoni e pure l’illuminazione non è il massimo. Un posto ideale per una rapina, soprattutto se la macchina si ferma a ridosso del marciapiede.
Da questo momento la ricostruzione dei fatti è necessariamente ancora provvisoria, basata sulla deposizione del carabiniere, ora indagato, un ventitreenne che era a Napoli in licenza perché lavora in provincia di Bologna, e della fidanzata. Ugo, travisato con casco e scaldacollo, avrebbe puntato l’arma contro il carabiniere infilandola attraverso il finestrino e gli avrebbe detto di consegnare l’orologio. Contemporaneamente avrebbe fatto un gesto o un rumore dando all’altro l’impressione dello «scarrellamento», l’operazione che si fa con le pistole semiautomatiche per mettere il colpo in canna. A quel punto il militare si sarebbe prima qualificato e poi avrebbe sparato. Un colpo ha raggiunto Ugo al petto, poi un altro alla testa. E qui l’autopsia dovrà stabilire se il secondo proiettile è stato esploso quando il ragazzo si era girato e stava fuggendo, come sostiene suo padre, o se si era soltanto voltato esponendo il collo.
Il resto della tragedia si è consumato in ospedale: Ugo è morto poco dopo il ricovero, e i suoi amici, arrivati a decine, hanno distrutto tutto, costringendo
L’arma finta
Il ragazzo era in moto con un amico 17enne, poi fermato: ha usato un’arma finta
In licenza
Il 23enne era fuori servizio, in licenza: lavora in provincia di Bologna
la Asl a chiudere il Pronto soccorso. Poi anche l’agguato: quattro colpi esplosi da due persone in scooter davanti a un ingresso della caserma Pastrengo. E stavolta nessuna arma giocattolo: pistola vera e proiettili veri.